ROLLA, Alessandro
– Nacque a Pavia il 23 aprile 1757, da Siro e da Giuseppa Omati.
I genitori gli assegnarono, oltre al primo nome, quelli di Antonio Francesco Maria. Secondo di tre maschi e quattro femmine, fu probabilmente avviato alla musica dallo zio paterno Giuseppe, violinista attivo in Pavia e chiamato nel 1765 a rafforzare l’orchestra dei sinfonisti milanesi (diretti da Giovanni Battista Sammartini) che accompagnarono il viaggio di Maria Luigia di Borbone, infanta di Spagna, verso Innsbruck, dove avrebbe impalmato l’arciduca Pietro Leopoldo d’Asburgo.
Spostatosi a Milano per avviare gli studi di contrappunto con il pavese Giovanni Andrea Fioroni, allora maestro di cappella in Duomo, debuttò a quindici anni in S. Ambrogio, «ove fece attonito il pubblico quivi raccoltosi, eseguendo il primo concerto di viola che si fosse per anche udito, e al quale avea composta egli stesso la musica» (Rossini e la musica ossia amena biografia musicale, Milano 1827, pp. 140 s.). A Pavia si esibì nel 1779 nell’Accademia dei Filarmonici, associazione di musicisti che dal 1772 si era fusa con la ben più importante e antica Accademia degli Affidati: il 20 maggio suonò «un sublime concerto di viola», e ancora il 15 gennaio 1788 «un concerto di violino» (Pavia, Biblioteca universitaria, Mss. Ticinesi, 533.3/564, c. 3v; 533/550, c. 1r). All’autunno 1779 risalgono le musiche per il ballo Adelasia, dato con Il talismano di Antonio Salieri e Giacomo Rust nel teatro alla Canobbiana di Milano.
Il 4 febbraio 1780 sposò Matilde Damiani, cantante dilettante affiliata ai Filarmonici pavesi, e si stabilì a Milano come violinista nell’orchestra della Scala, e dal 1783 come membro del Pio istituto de’ professori di musica. Il 26 maggio 1782 sottoscrisse a Parma il contratto come prima viola nella Reale orchestra, con «annuo soldo di Lire 8 mila» (Archivio di Stato di Parma, Ruoli dei provvigionati, n. 42, p. 275). In questa istituzione rimase stabilmente sino al 1802, dal 25 dicembre 1792 primo violino (in sostituzione di Giacomo Giorgi) e dal 19 febbraio 1801 direttore del Reale concerto con una pensione annua di lire 2000 (p. 42).
In quel periodo Rolla fu spesso assente per concerti in qualità di direttore o esecutore: nel 1789 a Novara suonò come prima viola nel dramma Enea e Lavinia di Pietro Alessandro Guglielmi, con il quale fu dato il suo ballo Gli sponsali di Ciro con Cassandane; nel 1794 a Correggio diresse alcune sue danze nel Collegio ducale; nel 1798 fu nel Teatro nuovo di Ferrara; nel 1799 a Bergamo accompagnò le funzioni in tre chiese e fece ascoltare «uno dei suoi più belli concerti di viola»: così Carlo Gervasoni (1812), che ne ammirò «la più distinta perizia» come direttore e lo apprezzò come strumentista (pp. 249 s.).
Nel 1794 fu aggregato all’Accademia filarmonica di Bologna come compositore onorario. Durante il periodo parmigiano, tra il 1794 e il 1802, compose due libri di trii concertanti per violino, viola e violoncello (numeri 344, 349, 351, 341, 346, 347 del catalogo Inzaghi-Bianchi, 1981; d’ora in poi BI); i duetti per due violini BI 143, 216 e 232; i gran duetti concertanti per violino e viola dedicati al conte Angelo Bianchi (BI 58, 69, 75); i duetti per violino e viola BI 62, 97, 108, 39, 78 e 87; altri duetti per due violini (BI 113, 128, 145, 173, 192, 233); i concerti per viola BI 544 e 549; il concerto per violino in Sol maggiore BI 520; la Serenade à six instruments BI 434; e il Trattenimento notturno concertato BI 382, pubblicati via via da editori viennesi, parigini, italiani e tedeschi; mentre lasciò manoscritti alcuni concerti e musiche di circostanza, come il Terremoto eseguito nel giovedì santo del 1799. In quegli anni la famiglia si arricchì di sette figli: Francesco Ferdinando (1782), Pietro Filippo (1784), Ferdinando Maria Enrico (1785), Amedeo Ignazio (1789), Marcello Maria Ludovico (1791), Antonio Maria Giuseppe (1798) e Pietro Maria Tito Annibale (1800).
Nel 1802 due motivi spinsero Rolla ad abbandonare Parma: la morte del duca Ferdinando e l’offerta fattagli dagli impresari Ricci e compagni del teatro alla Scala perché rivestisse il ruolo di «capo d’orchestra» per l’imminente carnevale e per il successivo (Milano, Archivio storico civico, Spettacoli pubblici, 34.1). Ginevra di Scozia di Giovanni Simone Mayr fu la prima opera diretta alla Scala nel dicembre 1802; da quel momento l’orchestra si venne dotando di un organico eccellente e finì per essere considerata da più parti la migliore d’Italia. Rolla rimase in servizio sino al 10 marzo 1833, con una breve sospensione nel 1824 per la malattia e il decesso della moglie.
Furono quasi 400 le opere da lui dirette alla Scala, più una cinquantina alla Canobbiana, la cui programmazione era collegata a quelle del maggior teatro. Il suo nome compare sui vari libretti, i quali, per richiesta specifica di Rolla, elencano i nominativi degli orchestrali. Andarono in scena in quegli anni varie opere mozartiane (Don Giovanni, 1814, 1825; Così fan tutte, 1807; La clemenza di Tito, 1818; Le nozze di Figaro, 1825) nonché ‘prime’ di Gioachino Rossini (La pietra del paragone, 1812; Aureliano in Palmira, 1814; Il turco in Italia, 1814; La gazza ladra, 1817; Bianca e Falliero, 1820), Vincenzo Bellini (Il pirata, 1827; La straniera, 1829) e d’altri autori come Giuseppe Nicolini, Francesco Morlacchi, Giovanni Mosca e Vincenzo Federici. In teatro si diedero diverse accademie ricche di musica strumentale. Il 21 febbraio 1823, per la prima volta a Milano, fu proposta una «sinfonia a grande orchestra del maestro Beethoven» accanto a pagine di Friedrich Heinrich Himmel, Carlo Evasio Soliva e di Rolla stesso, che per l’occasione si esibì con il figlio Antonio. Nel 1813 Niccolò Paganini, che doveva aver frequentato Rolla tra il 1795 e il 1797 a Parma e che gli fu legato da lunga amicizia, tenne un concerto durante il quale suonò in quartetto con lo stesso Rolla.
Nel prolungato servizio in teatro Rolla introdusse trasformazioni organizzative talora radicali e avanguardistiche: il cambiamento della tavola armonica; la disposizione degli orchestrali (il direttore al centro; alla sua destra e sinistra, metà per parte, i primi violini; di fronte i secondi; dietro di essi i legni con i corni; dietro ancora il cembalo; in fondo a destra ottoni, contrabbassi e timpani, a sinistra violoncelli, arpa e viole); l’ampliamento dell’organico orchestrale (64 elementi stabili nel 1824) con l’assunzione di nuovi strumentisti scelti per merito e qualità; la definizione di un regolamento che puntualizzava gli incarichi di tutto il personale attivo in teatro. Gli esiti di tali prescrizioni coincisero con un raffinamento esecutivo apprezzato dalla stampa (Allgemeine musikalische Zeitung, 9 maggio 1810, col. 498; 19 febbraio 1812, coll. 129 s.; 9 aprile 1823, coll. 232 s.; I teatri, 16 febbraio 1829; Il corriere delle dame, 24 gennaio 1818, 9 febbraio 1828, 15 febbraio 1829). Rolla, ammirato da Stendhal («la polizia lo ha diffidato a non suonare più la viola: faceva venire le crisi isteriche alle donne», 1826, 1974, p. 13), da Louis Spohr (un’esecuzione da lui diretta nel 1816 «superò ogni aspettativa: era limpida, robusta, precisa e nel contempo calma», 1968, p. 245) e Vincenzo Monti («le corde dolcissime del nostro Rolla»: Lettera all’abate Bettinelli, Milano 1807, p. 16), definito da Francesco Regli (1860) «sommo regolatore di orchestre [...] eccellente suonatore di violino e di viola [...] fra i ristauratori della musica italiana [...] creatore del suono della viola» (p. 452), fu nondimeno criticato da taluni musicisti per le sue scelte interpretative. Bellini, che lo ascoltò dirigere I Capuleti e i Montecchi, rimarcò un eccessivo «slargare dei tempi» (lettera del 3 gennaio 1831, in Vincenzo Bellini: carteggi, 2017, p. 230); parimenti Nicola Vaccaj, nell’esecuzione milanese del suo Saul (1829) dichiarò che i tempi di Rolla erano «troppo languidi» (Il carteggio personale, II, 2008, p. 767), mentre nel 1834 Gaetano Donizetti non apprezzò la disposizione degli orchestrali.
Accanto all’attività direttoriale, Rolla svolse anche quella didattica nel Conservatorio di Milano, fin dalla fondazione (1808), come titolare della classe di violino e viola. Ne uscirono allievi illustri come Antonio Bazzini, Antonio Balducci, Bernardo Ferrara, Girolamo Alessandro Biaggi, Cesare Pugni, Eugenio Cavallini, Giacomo Buccinelli. Per loro scrisse numerosi brani didattici o composizioni per le accademie di fine anno, oltre a diversi pezzi da interpretare nelle frequenti serate musicali che si tenevano nei salotti cittadini o presso associazioni, cui egli stesso prese parte: diresse la Società culturale di Giuseppe Moller (che nel 1813 fece eseguire la Quarta, Quinta e Sesta sinfonia di Beethoven), la Società del Giardino, la Nobile società del Casino, la Società degli artisti, la Società filarmonica detta Unione per gli esercizi musicali, e quella denominata Gli Orfei, e frequentò le case di Andrea Appiani (che ne fece il ritratto; cfr. Quadreria, 2004), dei principi Belgioioso, delle sorelle Branca, della contessa Clarina Maffei e del conte Giulio Litta, componendo brani appositi da suonare assieme agli ospiti o da destinare a solisti professionisti. Nel 1833 lasciò il teatro alla Scala per i postumi di una rovinosa caduta in Canobbiana e nel 1835 abbandonò pure l’insegnamento pubblico, continuando tuttavia a comporre e a tenere concerti in dimore private e a dare lezioni sin negli ultimi giorni di vita.
Morì a Milano il 14 settembre 1841; fu sepolto nel cimitero di Porta Vittoria, oggi distrutto.
La città gli volle intitolare una lapide nel famedio del cimitero monumentale, come «fondatore della scuola di violino, esecutore eccellente e fecondo compositore» che «ebbe rinomanza in tutta Europa» (Atti del Municipio di Milano, 1885-86, delibera n. 104). Varie gazzette lo ricordarono; Regli ne scrisse il necrologio su Il pirata (settembre 1841, n. 23).
Il catalogo di Rolla conta quasi 700 numeri d’opera nei vari generi della musica strumentale. Importante il contributo offerto al repertorio della viola, ch’egli arricchì di concerti e di altri brani con orchestra variamente intitolati, duetti con altra viola, con violino, brani per viola sola, sonate con basso. Non va trascurato l’apporto alla letteratura violinistica: brani per volino solo, duetti, con violoncello, con flauto, con chitarra, sonate con pianoforte, con basso; composizioni con orchestra, concerti a solo e a due violini. In ambito didattico diede un contributo considerevole mediante scale, esercizi, intonazioni rimasti a lungo in uso nei conservatori. Alla musica da camera, che racchiude trii, quartetti (tra gli altri, Tre gran quartetti concertanti, BI 410, 405 e 397, dedicati al conte Giuseppe Archinto, a cura di F. Morabito, Milano 2007), quintetti, sestetti (tra questi il Divertimento per flauto, violino, due viole e violoncello, BI 427a, a cura di M. Dellaborra - M. Carbotta, Milano 2008, e il Divertimento ossia Sestetto per flauto, violino, due viole, violoncello e pianoforte, BI 433, a cura di M. Dellaborra, Milano 2008), ottetti e nonetti, impresse un significativo mutamento stilistico, non solo rendendo più interessante e complesso il ruolo della viola, ma sviluppando l’idea della conversazione tra strumenti paritetici, in contrapposizione alla concezione verticistica del quatuor brillant (in cui prepondera il primo violino). Una felice vena melodica e il forte legame con la musica vocale, che spesso trasforma il brano strumentale in una fittizia scena melodrammatica, rendono attraente e piacevole, ma non per questo vacua, la sua musica. Molti brani traggono spunto da arie d’opera, quali il secondo tempo del Concerto per violino in La maggiore sulla cavatina di Giulietta nell’opera omonima di Giuseppe Farinelli (BI 521), o il Divertimento BI 79 e l’Introduzione e variazioni BI 482, entrambi sull’arietta di Cherubino nelle Nozze di Figaro mozartiane: qui il virtuosismo si dispiega appieno, pur senza toccare gli estremi paganiniani. Nel corso dell’Ottocento quasi 300 brani vennero stampati in tutt’Europa, spesso recensiti dalle gazzette. La produzione manoscritta è conservata in prevalenza nel fondo Noseda del Conservatorio di Milano (con molti autografi), a Ostiglia (Fondazione Greggiati) e a Bologna (Museo della musica). Di recente sono stati ritrovati due concerti per violino e il Terremoto per orchestra (ora in archivi privati), composti a Parma, e due concerti per flauto, senza data (Verona, Accademia Filarmonica; Dubrovnik, Museo del convento dei frati minori di S. Francesco: ed. a cura di M. Dellaborra - M. Carbotta, Milano 2006 e 2007).
Un elenco analitico delle opere di Rolla è in L. Inzaghi - L.A. Bianchi, A. R., catalogo tematico delle opere, Milano 1981 (BI); un catalogo tematico aggiornato al 2013 è disponibile in rete: http://www. rolla.lim.di.unimi.it/ (14 febbraio 2017).
Fonti e Bibl.: C. Gervasoni, Nuova teoria di musica, Parma 1812, pp. 249 s.; G. Bertini, Dizionario storico critico degli scrittori di musica e de’ più celebri artisti di tutte le nazioni, III, Palermo 1814, p. 232; Stendhal, Roma, Napoli e Firenze (1826), Roma-Bari 1974, p. 13; F. Regli, Dizionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici, tragici, comici..., Torino 1860, p. 452; G. Zampieri, Il musicista pavese A. R. (1757-1841), Pavia 1941; Cronologia completa degli spettacoli e dei concerti, a cura di G. Tintori, in C. Gatti, Il Teatro alla Scala nella storia e nell’arte: 1778-1963, II, Milano 1963; L. Spohr, Lebenserinnerungen, a cura di F. Göthel, I, Tutzing 1968, pp. 245, 249, 251, 253; A. R., Atti del Convegno, a cura di L. Inzaghi - L. Tomaselli, Pavia 1984; O. Gambassi, L’accademia filarmonica di Bologna, Firenze 1992; Non solo lirica: il concertismo a Milano fra ’700 e ’900, a cura di R. Allorto, Milano 1996; M. Donà, La musica strumentale nei circoli privati milanesi nella prima metà dell’Ottocento, in Scritti in memoria di Claudio Sartori, a cura di M. Donà - F. Lesure, Lucca 1997, pp. 89-109; Milano e il suo Conservatorio 1808-2002, a cura di G. Salvetti, Milano 2003; M. Dellaborra, Le accademie filarmoniche nella vita musicale di Pavia (1700-1900), in Accademie e Società filarmoniche in Italia. Studi e ricerche, a cura di A. Carlini, Trento 2004, pp. 281-363; M.G. Sità, I Filarmonici in trasferta. Le uscite dei sinfonisti milanesi nel 1760 e nel 1765, in Giovanni Battista Sammartini and his musical environment, a cura di A. Cattoretti, Turnhout 2004, pp. 363-416; Quaderia 2004. Storia, ritratto, paesaggio. Pittori in Italia tra Neoclassico e Romantico (catal.), a cura di F. Leone, Roma 2004, pp. 14 s. (scheda di F. Mazzocca); Il carteggio personale di Nicola Vaccaj che si conserva presso la Biblioteca Comunale Filelfica di Tolentino, a cura di J. Commons, II, Torino 2008, pp. 523, 767, 771 s. (e appendice in CD rom, pp. 431 s.); A. R. (1757-1841), un caposcuola dell’arte violinistica lombarda, a cura di M. Dellaborra, Lucca 2010; M. Dellaborra, A. R. direttore d’orchestra del Regio Teatro alla Scala, in Orchestral conducting in the nineteenth century, a cura di R. Illiano - M. Niccolai, Turnhout 2014, pp. 323-343; Vincenzo Bellini: carteggi, a cura di G. Seminara, Firenze 2017, p. 230.