PORTIS, Alessandro
PORTIS, Alessandro. – Nacque a Torino il 17 gennaio 1853, da Luigi, avvocato, e da Giuliana Malinverni.
Dopo aver compiuto gli studi classici, seguendo una sua innata predisposizione, nel 1875 si laureò in scienze naturali all’Università di Torino. Alla laurea fece seguito un periodo di specializzazione in geologia e paleontologia a Göttingen, poi a Monaco di Baviera, Basilea, Parigi; in questo periodo pubblicò un lavoro sui batraci fossili (Ueber Fossile Schildkröten aus dem Kimmeridge von Hannover, in Palaeontographica, XXV (1878), pp. 125-140) che ricevette la medaglia d’oro dalla Fondazione Giorgio III di Hannover conferitagli dall’Accademia di Göttingen.
Tornò in Italia e nel 1879 fu libero docente in paleontologia all’Università di Torino, proseguendo la sua importante produzione scientifica con studi paleontologici sui cheloni del Terziario ligure-piemontese e sulle ichnofacies a vertebrati. Nel 1881, in occasione del II Congresso geologico internazionale di Bologna, fu assunto, solo per quell’anno, come ‘addetto al Museo’ dall’Università di Bologna ed ebbe da Giovanni Capellini l’incarico di redigere la prima edizione della Bibliographie géologique et paléontologique de l’Italie (Bologna 1881) e, in collaborazione con Carlo Fornasini, la Guide aux collections de l’Institut de géologie et de paléontologie à Bologne (Bologna 1881). Durante lo svolgimento del congresso fu tra i partecipanti alla seduta costitutiva della Società geologica italiana, venendo quindi annoverato tra i soci fondatori.
Nello stesso anno cominciò la sua attività di geologo rilevatore, compiendo studi di stratigrafia Sui terreni stratificati dell’Argentera (in Memorie della R. Accaddemia delle scienze di Torino, s. 2, 1881, 34, pp. 25-99) e su Il calcare del Monte Tabor (Piemonte) (1881, vol. 18, pp. 403-408) ai quali fecero seguito la Carta geologica delle Alpi Marittime tra il Monteviso e la Contea di Nizza (1883) e la Carta geologica della regione Collina compresa in provincia di Torino (1883). Tra gli inediti figura, conservata presso la Biblioteca dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), la Carta geologica della Regione alpina compresa tra lo Stura e il Po.
Nel 1884-86 ebbe l’incarico di conservatore al Museo geologico di Torino. Durante quel periodo continuò le ricerche nel suo settore di interesse precipuo, la paleontologia dei vertebrati: si occupò di cervidi (Il Cervo della torbiera di Trana, in Atti della Reale Accademia delle scienze di Torino, 1883, vol. 18, pp. 701-708), batraci (Resti di Batraci fossili italiani, ibid., 1885, vol. 20, pp. 1173-1201), pesci teleostei (Di alcuni Gimnodonti fossili italiani, in Bollettino del Regio Comitato Geologico d’Italia, XX (1889), pp. 352-380), uccelli (Il Cigno fossile nelle vicinanze di Roma, in Rivista italiana di paleontologia, II (1896), pp. 158-162), rettili (I rettili pliocenici del Valdarno superiore, Firenze 1890; Il Palaeophyton Sardus Port., in Bollettino della Società geologica italiana, 1901, vol. 20, pp. 247-253), rettili testudinati (Il Procyclanorbis sardus Port. - Nuovo Trionichide fossile della Sardegna, ibid., pp. 51-79), artiodattili (Avanzi di Tragulidi oligocenici nella Italia Settentrionale, ibid., 1899, vol. 18, pp. 4-14), elefanti (si vedano ibid., 1898, vol. 17, pp. 94-120; 1902, vol. 21, pp. 93-114; 1903, vol. 22, pp. 446-448), ma anche di invertebrati (Un Diplodonte nel Pliocene astigiano, in Rivista italiana di paleontologia, III (1897), pp. 34-39).
Proseguì, senza mai abbandonarli, gli studi sui cheloni fossili piemontesi, pubblicandone i risultati sulle Memorie della Reale Accademia delle scienze di Torino (s. 2, XXXV (1883), pp. 369-378). Dei suoi numerosi lavori, però, va ricordato in maniera particolare il Catalogo descrittivo dei Talassoterii rinvenuti nei terreni terziari del Piemonte e della Liguria (ibid., XXXVII (1885), pp. 247-365) che rappresenta ancora oggi una solida base per la classificazione di questa famiglia fossile. Grazie agli studi su queste due famiglie fossili, Portis nel 1885 ricevette un premio messo in palio dall’Accademia delle scienze di Torino.
Nel 1886 conseguì, per concorso, la cattedra di geologia e mineralogia della Scuola degli ingegneri di Roma. Alla morte di Giovanni Ponzi, nel 1888, grazie alla sua notorietà e alle sue capacità scientifiche, fu chiamato a coprire la cattedra di geologia e paleontologia dell’istituto di geologia dell’Università di Roma. Qui fu raggiunto da un suo allievo torinese, Achille Tellini, che divenne suo assistente.
Durante il primo periodo di insegnamento a Roma effettuò studi nella provincia romana, in virtù dei numerosi ritrovamenti di fossili di vertebrati che venivano effettuati. Nel 1894, dietro segnalazione di Ricciotti Garibaldi e del sindaco di Riofreddo, descrisse il ritrovamento di uno scheletro di elefante pressoché completo avvenuto alle pendici del monte Pisciato. Nella sua relazione egli dedicò un’ampia descrizione al ritrovamento, nella Piana del Cavaliere, presso Carsoli (L’Aquila), di resti fossili di Rhinoceros, Elephas, Hippopotamus e Felis, una numerosa varietà di specie concomitanti riferibili al Quaternario.
Le sue ricerche lo portarono a redigere la voluminosa opera Contribuzioni alla Storia fisica del Bacino di Roma (I-II, Torino 1893-1896).
La prestigiosa monografia contiene articoli relativi alla stratigrafia dei depositi vulcanici e sedimentari, oltre a studi sulla ricca fauna a vertebrati dell’area romana e della sua provincia.
In occasione del terremoto di Messina - Reggio Calabria pubblicò una raccolta costituita da Sei frammenti di critica geologica pratica o teoretica editi ed inediti occasionati dal terremoto calabro-siculo del 28 dicembre 1908 (Roma 1909). Nei sei articoli espose la propria concezione scientifica sull’origine e sulla previsione dei terremoti (A proposito del terremoto del 28 dicembre 1908, già edito in Carità di Patria. Numero unico pro Sicilia e Calabria, Roma 1909, pp. 8-12), ma anticipò anche delle personali ‘visioni’, esposte in forma onirica, sulla situazione sociale di Messina un secolo dopo, nel 2008 (Sul Bosforo siculo, ibid., pp. 19-21).
Trascorse nell’istituto di geologia dell’Università quasi quarant’anni, fino al 1927, durante i quali tenne gli insegnamenti di geologia e paleontologia; proprio in questo lungo periodo Portis arricchì il museo dell’Istituto con collezioni scientifiche, litologiche e, in maniera particolare, paleontologiche.
Grazie alla sua attività ininterrotta, e alle sue indiscusse doti scientifiche, fu nominato socio della Societé royale des sciences di Liegi, della Societé géologique de Belgique e della Società geologica tedesca.
Divenne presidente della Società geologica italiana nel 1908 e in occasione dell’adunanza generale di Roma pronunciò il suo discorso di insediamento (Delle necessarie relazioni ed armonia fra le scienze geologiche, Roma 1908) nel quale auspicò che le molteplici specializzazioni della geologia convergessero sotto un’unica istituzione comune, la Società geologica italiana, appunto. Disse inoltre: «Ricordiamo ai Geologi che, per esser tali, dobbiamo prima di tutto esser uomini; e che per vantaggio dell’umanità e per esser uomini meno imperfetti, diventammo geologi» (p. 19).
Dotato di un carattere schivo e gentile, estremamente scrupoloso, accanito fumatore, si dedicò con abnegazione all’insegnamento e alla gestione del Museo, qualità ampiamente riconosciute dai suoi contemporanei. Fu un convinto fautore dell’unità e della concordia nazionale; negli ultimi anni di vita sostenne il fascismo per ragioni patriottiche.
Nel 1928 comparve nella Cronaca di Roma del Messaggero un’intervista, a firma di Carlo Montani, sul progetto di svuotamento del lago di Nemi per il recupero delle navi romane individuate sul fondale. Nell’articolo Portis viene descritto con l’aspetto di un mago, come un personaggio leggendario. Montani dice di lui: «È leggermente curvo, perché quarant’anni di insegnamento, esercitato con coscienza e con passione, costituiscono un peso non indifferente, ma la mente lucida, lo sguardo penetrante e acuto, rivelano lo studioso, lo scienziato di razza, abituato a spendere solo le parole necessarie alla manifestazione del pensiero».
Dal matrimonio con Giulia Bono nacquero Maria, Ida e Luigi.
Morì a Torino il 21 dicembre 1931.
Fonti e Bibl.: Necrologi, A. Martelli - S. Cerulli-Irelli - E. Clerici, Rievocazione, in Bollettino della Società geologica italiana, LI (1932), pp. XX-XXVII, con bibliografia; G. Checchia Rispoli, A. P., in Annuario della R. Università degli Studi di Roma, 1931-32, pp. 493-495.
La voce è stata redatta con la collaborazione di Alessio Argentieri. Si ringrazia l’Associazione Proloco Cavour.