CUGINI, Alessandro Ferdinando Pietro
Nacque a Parma il 24 ag. 1829 da Giuseppe e da Maddalena Giacopelli. Seguendo le orme del fratello maggiore, Carlo, rinomato chirurgo, si avviò subito allo studio della medicina, intraprese poi la carriera universitaria e si impegnò nella vita politica in Parma.
Compì in patria i suoi studi. Negli anni della sua formazione, l'università parmense era tormentata da vicende legate agli avvenimenti politici del ducato. Nel 1849 il duca Carlo III, successo al padre Carlo II e rientrato a Parma nel maggio dopo il biennio rivoluzionario, decretò la chiusura delle scuole superiori dello Stato cosicché l'insegnamento poteva avvenire solo presso alcuni professori e istituti autorizzati. Il C. cominciò a frequentare le corsie dell'ospedale di Parma, dove era attivo il fratello maggiore, nel maggio del 1849. Si formò in quell'ambiente e si laureò nel 1855. Nell'ospedale della sua città trascorse quindi molti anni, lavorando prima nella sezione chirurgica e poi in quella medica, e percorrendo tutti i gradi di carriera da assistente a medico primario.
Accanto all'impegno profuso nella professione medico-chirurgica, intanto, il C. coltivava interessi letterari e umanistici dei quali, in quegli anni giovanilii diede buone prove; si ricordano, tra gli altri, i versi sciolti che egli compose nel 1857 in morte di Clementina Crotti, moglie del fratello Luigi, magistrato in Parma. Nel 1858 progettò, insieme a C. Marenghi ed E. Conforti, la pubblicazione di una illustrazione del ducato, della quale uscirono però solo alcune tavole.
Nel quotidiano lavoro di corsia il C. perfezionò la sua formazione professionale su una vasta casistica. Ancora giovanissimo, fu duramente impegnato nel soccorso ai soldati austriaci feriti nella battaglia di Novara e condotti in gran numero all'ospedale di Parma; studiò i molti casi di oftalmia egiziana tra i militari del duca Carlo III; si occupò di malattie della pelle, di malattie infettive e degli ammalati nell'epidemia di colera. Assecondando il proprio interesse per la pratica ospedaliera della medicina, egli mantenne per molti anni il suo posto in clinica, costantemente attivo nell'assistenza, anche quando fu gravato da nuove e importanti attività e dall'impegno universitario. Lasciò l'ospedale soltanto nel 1885, per dedicarsi prevalentemente all'università e agli altri impegni pubblici.
Alla carriera universitaria era giunto all'età di trent'anni. Resosi vacante nel 1859 un posto di supplente alla facoltà medico-chirurgica, il C. risultò vincitore del relativo concorso e nel novembre entrò nell'università.
Già in quell'anno dovette occuparsi, come supplente, dell'insegnamento della medicina legale. Questa era stata introdotta, come disciplina autonoma, in tutte le facoltà mediche dell'area italiana durante la prima, metà del secolo XIX, dopo che l'università di Pavia, per prima in Italia, ne aveva avviato l'insegnamento nel 1786. A Parma, G. Tommasini aveva dettato lezioni di medicina forense già nel 1514. Tuttavia l'insegnamento regolare della materia aveva preso avvio solo nel 1829, con C. Speranza. Allo Speranza erano succeduti L. Balestra, dal 1846 al 1853, e C. Cipelli dal 1854 al 1859. Ma il docente che lasciò la più significativa impronta alla cattedra di medicina legale parmense, ne tracciò l'indirizzo, fondò l'Istituto e lo costituì in autorevole scuola, reggendo l'insegnamento per un lunghissimo periodo, fu il Cugini. Egli successe al Cipelli, come supplente, nel 1859. Si allontanò dalla cattedra per un breve periodo, nel 1861-62, quando vi fu chiamato A. Molina. Ma vi tornò quasi subito, nell'ottobre 1862, quando vinse il pubblico concorso e venne nominato professore straordinario di medicina legale e di igiene. Di li a pochi anni, nel settembre 1865, ottenne la nomina a professore ordinario, in seguito a concorso pubblico, e mantenne quella sede fino al 1909 anno del suo collocamento a riposo.
In quei tempi, nell'università di Parma, come nella maggior parte degli atenei italiani, i due insegnamenti della medicina legale e dell'igiene, seppure distinti nella materia, erano riuniti nella figura di un unico docente. Il C. li resse, contemporaneamente, con pari attenzione, anche se prevalse infine il suo interesse per la medicina legale. Nella lunga esperienza alla direzione della cattedra e dell'Istituto egli si conquistò un posto di primo piano fra le figure eminenti dell'Ottocento parmigiano. L'attività dei numerosi anni trascorsi nelle corsie ospedaliere gli aveva già meritato una proclamazione a benemerito dell'ospedale Maggiore. Limpegno universitario e le cariche che assunse nella pubblica amministrazione fecero emergere ben presto la versatilità delle sue doti organizzative e il suo spirito pratico e attivo.
Quando assunse la cattedra, le lezioni impartite all'università erano soltanto teoriche. Il C., assecondando la sua naturale disposizione verso l'aspetto pratico dell'insegnamento, orientò progressivamente la sua scuola verso il metodo sperimentale e il tirocinio di esercitazioni con il supporto di mezzi e di strumenti di laboratorio. Nell'insegnamento dell'igiene introdusse precocemente il sistema delle lezioni dimostrative, conducendo gli studenti a visitare opifici importanti e istituti e ambienti vari, quali le scuole., le carceri, gli asili d'infanzia e le case dei poveri; si applicò ai temi dell'educazione sanitaria, e viene annoverato tra gli iniziatori della medicina sociale. Nella medicina legale si dimostrò attento all'esempio che veniva dalle scuole germaniche e che anche altri docenti italiani si accingevano a seguire. Proponeva regolarmente agli studenti lezioni dimostrative sul cadavere e avviò la pratica della ricerca sperimentale con esercitazioni su animali da laboratorio. I suoi sforzi in favore di una migliore organizzazione della ricerca e dell'insegnamento vennero premiati, a partire dal 1875, quando ottenne i locali necessari alla attività della scuola nel palazzo dell'università. Nel 1887, infine, fu fondato l'Istituto di medicina legale che, negli anni successivi, si sviluppò e perfezionò, arricchendosi dei mezzi didattici e scientifici indispensabili.
Accanto alla medicina legale e all'igiene, per diverso tempo il C. dovette occuparsi anche dell'insegnamento della clinica psichiatrica. Nel 1874-75 il ministero della Pubblica Istruzione aveva disposto che le università, Per adeguarsi alle necessità di un moderno insegnamento della medicina e per poter continuare a conferire le lauree agli studenti, dovevano provvedersi di alcune cliniche speciali, in aggiunta alle cattedre fondamentali. La facoltà medica di Parma deliberò l'avvio di un insegnamento di psichiatria e ne affidò l'incarico al Cugini. Dedicandosi al perfezionamento dei suoi studi di psichiatria, egli si collegò dapprima con il manicomio di Colorno e successivamente, allo scopo di dare un insegnamento più pratico, chiese e ottenne alcuni letti di degenza per pazienti psichiatrici nell'ospedale Maggiore di Parma. La sua duplice esperienza di psichiatria e di medicina legale lo orientò verso l'approfondimento dei temi di antropologia criminale. Nel dibattito scientifico di quegli anniegliassunse una posizione in antitesi con la teoria lombrosiana, allora prevalente, del delinquente nato. Lasciò concreta testimonianza di questi suoi interessi in una cospicua collezione di craniologia criminale raccolta in un museo criminologico applicato nel suo Istituto.
Nel triennio 1883-1885 le sue doti organizzative in ambito accademico e sanitario vennero impegnate nella carica di preside della facoltà.
Nel 1895 fondò in Parma una Società di medicina legale che fu la prima in Italia e precedette di qualche anno la costituzione della Associazione nazionale di medicina legale; le tappe di quella iniziativa sono riassunte nel Discorso pronunziato dal professore A. C. nell'Istituto medico-legale della R. Università parmense il giorno 10 febbr. 1895 costituendosi la Società di medicina legale di Parma, pubblicato a Parma nel 1895.
Insieme a C. Asperti fu tra i promotori della istruzione gratuita popolare. Fu presidente di molte opere di beneficenza e presidente onorario della pubblica assistenza di Parma. Fu presidente del comitato locale della Croce Rossa italiana e lasciò testimonianza di questo impegno in una breve pubblicazione: Croce Rossa Italiana: note storiche, Parma 1904.
In ambito accademico fu membro di numerosissime commissioni per concorsi a cattedre universitarie. Fu inoltre attivissimo perito medico legale, membro effettivo della Società italiana d'igiene e socio corrispondente della Società italiana di antropologia, etnologia e psicologia comparate. Tra i suoi principali meriti egli amava ricordare la sua opera nella fondazione dell'ospedale dei bambini di Parma (si veda A. Cugini, L'Ospedale dei bambini di Parma nel primo anniversario della sua apertura: un'occhiata al suo passato e al suo avvenire, Parma 1902). Fu insignito della commenda dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Trovò poi nella sua scolaresca, e nell'esercizio dei molti impegni in favore della pubblica beneficenza, una vasta base elettorale. Nel 1899 fu eletto al Consiglio provinciale e ne fu vicepresidente dal 1899 al 1907. Fu membro del Consiglio di leva e di altre commissioni, tra cui quella per lo studio delle cause della pellagra.
Fu anche consigliere e assessore del comune di Parma e sindaco della città dal 1890 al '92, promuovendo opere di pubblico interesse.
A fronte del lungo e gravoso impegno nella pratica accademica e nella vita pubblica, il C. lasciò una produzione di lavori scientifici non copiosa.
Tra i primi studi, che compì nell'avvio della sua carriera universitaria, si ricordano quelli Della imputabilità nei sordo muti. Problema medico-legale, Parma 1860, e Del parto e dell'aborto artificiali, considerati come operazioni chirurgiche in rapporto all'ostetricia e alla medicina legale, ibid. 1860. Della sua attività didattica lascia testimonianza in alcune pubblicazioni: Programma delle lezioni di medicina legale recitate nell'anno scolastico 1860-61, ibid. 1861, varie edizioni degli appunti alle lezioni, redatte dagli studenti, e la Prolusione al corso di medicina legale nell'arino scolastico 1889-90, ibid. 1890.
Tra i lavori interessanti l'igiene e la medicina sociale vanno segnalati quello su I parassiti e le malattie parassitarie, ibid. 1893, e la Relazione del comitato permanente per lo studio delle cause della pellagra e dei mezzi atti a combatterla, ibid. 1885. Nella psichiatria e nella criminologia si possono ricordare Una lezione clinica sulle illus.i e allucinazioni agli studenti di freniatria, ibid. 1902 e Studi antropologici su centocinquanta crani di delinquenti morti nella casa di pena di Parma, ibid. 1912.
Scrisse anche diversi articoli divulgativi sui giornali di Parma, e lasciò alcuni lavori biografici, tra i quali si debbono citare LuigiCaggiati, Parma 1886, e Commemorazione del capitano Vittorio Bottego, ibid. 1904.
Il C. lasciò l'università nel 1909, in ottemperanza a una legge che lo collocava a riposo per raggiunti limiti di età. Egli non accettò di buon grado questo provvedimento al quale si oppose inutilmente. Affidò alle stampe una sua motivata Protesta (Parma 1910), ma dovette conformarsi alle disposizioni. Alla cattedra legale gli successe, per un breve periodo, il suo allievo O. Modica.
Morì pochi anni dopo, a Parma, l'8 nov. 1913; fu sepolto al cimitero della Villetta, nell'arco dell'università.
Bibl.: Necrologio, in Atti del Consiglio Provinciale di Parma, 1913-14, I, Verbali, Parma 1913, p. 233; in Annuario della Univers. di Parma per l'anno 1913-14, Parma 1914, p.VIII; G. B. Janelli, Diz. biogr. dei parmigiani illustri, Genova 1877, p. 139; C. Pigorini Beri, Per A. C., in Gazzetta di Parma, 25 nov. 1913, p. 3; F. Marimò, Nel trigesimo della morte dei prof. A. C. Conferenza tenuta nell'università popolare. di Parma la sera del 9 dic. 1913, Salsomaggiore 1914; La medicina legale in Italia, in Acta medica italica, III (1937). 1, pp. 79-82; G. Canuto, Centoventi anni di medicina legale nella università di Parma, in Atti del X convegno nazionale della Società italiana di medicina legale e delle assicurazioni, Parma 1950, pp. 5-8; F. Rizzi, I Professori dell'università di Parma attraverso i secoli, Parma 1953, p. 138.