CANOBBIO, Alessandro
Primo dei cinque figli di "Zuan da Milan" e di Caterina, nacque tra il 1532 e il 1535.
Mediatore dal modesto giro d'affari, il padre si era trasferito, certo non prima del 1532, da Milano a Verona ove peraltro dei Canobbio risultano risiedere almeno dalla seconda metà del '400. E il paese originario della famiglia doveva essere Cannobio; lo fa supporre un'annotazione, nei libri d'estimo, del 1558 ove il C. e i fratelli sono registrati come "de Canobiis".
Morto, attorno al 1556, il padre, il C., nel 1558, subentra alla madre come capofamiglia. A questa responsabilità il C. faceva fronte lavorando nell'arte veronese della lana, nella quale da tempo era entrato raggiungendovi, nel 1559, la carica di provveditore al lanificio, che ricopre, una seconda volta, nel 1569. Ma non si trattava di un'attività che sentisse congeniale; e le preferì l'esercizio del notariato.
Frequentata la scuola dell'abbaco e, successivamente, quella iuris e sostenuto l'esame pel brevetto, già nel 1557 è iscritto nella matricola minore dei notai di Verona, nel 1560 in quella media e nel 1562 in quella maggiore, propria di quanti potevano svolgere la professione senza limitazioni di sorta ed avevano diritto ad incombenze "in palatio".Ed il C. opta per gli incarichi amministrativi alle dipendenze del Comune: nel 1562, 1564 e 1581 è notaio dei Dugali, nel 1565 vicario di Montorio, nel 1567 tra gli esattori del dazio "lancearum et penellorum", nel 1572 "magister domus dominorum reficiendorum aestimi civitatis", nel 1578-79 vicario di Garda e Bardolino, nel 1584 "deputatus super mercatum bladarum"; tra il 1584 e il 1587 controlla inoltre, per conto del Consiglio dei dodici, le operazioni del Monte di pietà, le spese dei provveditori del Comune, la gestione daziaria di Agostino Gipso e quella "de re frumentaria" di Antonio dall'Angelo.
Nel frattempo il C. aveva sposato Fiore, di lui molto più giovane, da cui ebbe almeno quattro figlie e un figlio. E un suo autorevole concittadino, Niccolò Ormaneto, divenuto vescovo di Padova nel 1570, l'aveva voluto come segretario, e, partito nel 1572 per la nunziatura di Madrid, come amministratore del vescovato.
Il C. pertanto fu a lungo - tra la fine del 1572 e il 1577, anno in cui morì l'Ormaneto - a Padova; anche durante il periodo dell'epidemia, che l'indusse a stendere Il successo della peste occorsa in Padova l'anno 1576... (pubblicato a Venezia nel 1577, e, di nuovo, a Padova nello stesso anno), ove traccia un'accorata cronistoria "di tutte le lagrimose occorrenze che per cinque mesi si sono vedute", d'un qualche interesse per la storia della medicina perché riporta i farmaci consigliati a scopo preventivo e curativo. Antecedente comunque il suo esordio letterario: ancora nel 1571 aveva pubblicato a Verona una sua Lettera, del 16 dic. 1570, all'illustrissimo... Giacomo Foscarini (riedita a Venezia nello stesso anno e una terza volta nel 1588 a Verona, coll'aggiunta d'una lettera, del 5 ag. 1588, ad Antonio Boffa Negrini), podestà della città nel 1569-70 passato in Dalmazia come provveditore.
Il C., che aveva goduto della sua protezione ed amicizia, prometteva di continuare ad esaltarlo adornando la sua casa, già ve l'aveva fatto dipingere contornato da belle donne raffiguranti le più nobili virtù - "con pitture et statue dentro et fuori"; e vaticinava il trionfo veneto sul Turco.
Contemporaneo il Breve trattato sopra le accademie (pubblicato a Venezia nel 1571 e, di nuovo, a Verona nel 1590), di cui schizza una rapidissima storia per poi soffermarsi sulle accademie veronesi del tempo, dei Filarmonici, dei Novelli Academici, dei Moderati, alla quale ultima il C. era ascritto. Tutte e tre giudicate utilissime per eliminare "il maledetto otio delle case e piazze" della città ed indirizzare nobili e borghesi agli esercizi culturali; la potenziale rissosità si incanalava dunque, grazie a quelle provvide istituzioni, in innocue competizioni letterarie e musicali.
Indicativo delle predominanti preoccupazioni del C. per la pace sociale il Discorso a i... presidenti della Carità di Verona... nel quale si mostra l'importantia del provvedere a' poveri mendicanti (Padova 1572), caldeggiante la concentrazione "in un unico luogo o in più" dei "miserabili", tale da impedir loro il proseguimento della "vitiosa mendicità e furfanteria"; le donne poi vanno distinte dagli uomini, i piccoli dai grandi, i disadattati dai recuperabili, utilizzabili, specie fin che dura la lotta antiturca, come galeotti se uomini e come confezionatrici di vele pel naviglio, e, anche, pel lavoro dei campi, se donne. Né il suo appello fu del tutto inascoltato se, pubblicando più tardi gli Ordini con i quali si è introdotta nella città di Verona la santissima opera de' mendicanti,unita a quelle de i derelitti (Verona 1590), riproduceva, assieme, il Discorso, lusingato di vedere i pubblici poteri sensibili all'esigenza d'una più estesa sollecitudine per i poveri nel senso da lui auspicato. Né era mancato il suo contributo personale, essendo stato chiamato a collaborare coi dispensatori delle elargizioni agli indigenti contemplate in un vasto piano assistenziale predisposto dai rettori Pietro Gritti e Michele Foscarini, di cui il C. rendeva testimonianza curando la stampa degli Ordini con i quali si sono dispensate le elemosine... (Verona 1589).
Presenti nel C. anche interessi antiquari, sollecitati da un soggiorno romano del 1560 e continuamente stimolati da un ambiente ove la nobiltà collezionava oggetti antichi ed epigrafi: durante il vicariato gardesano il C. si diede a raccogliere pietre dell'epoca romana, donandone parte a Bernardino Pellegrini che le collocò nel giardino della sua villa prospiciente il lago; nel 1595 il C. risulta a caccia d'antichi cimeli ed orgoglioso delritrovamento di una iscrizione nei pressi dell'arena veronese. Travalicante la semplice propensione dilettantesca era l'intento di raccogliere la più ampia documentazione possibile per la stesura dell'opera sua più ambiziosa, la Historia intorno la nobiltà e l'antichità di Verona, che doveva narrarne le vicende dalle origini per 3432 anni.
Accintosi all'impresa sin dal 1577, vi aveva lavorato - pur tra interruzioni - sino al 1604, senza tuttavia portarla a termine e senza pubblicarne almeno una parte; ché la Tavola di quanto è stato raccolto... intorno la nobiltà antichità et fatti.. di Verona (Verona 1587) e il posteriore Breve compendio cavato dalla sua historia di Verona (Verona 1598), che riprende, modificandola, la prima, si limitano a riportare il materiale esaminato "scritture... in molti archivi", "historici", "croniche", "cronologie", "annali diversi" - e a fornire l'indice alfabetico degli argomenti. Rimane, dell'Historia, un manoscritto, parte autografo parte in copia: utilizzato, malamente, nel '600 da Ludovico Moscardo (che lo nomina tra le fonti della sua Historia diVerona..., Verona 1668), noto, nel '700, al Maffei e finito in possesso del Biancolini (che ne riassume i primi due libri utili per Notizie dell'antico teatro di Verona), a lungo ignorato sino a che un discendente del Biancolini lo vendette, nel 1887, alla Biblioteca comunale di Verona.
Prendendo le mosse dal racconto biblico dell'origine del mondo, la narrazione del C. s'addentra soprattutto nella descrizione della Verona romana e postromana; e, a partire dal 780 sino al 1187, anno in cui s'arresta, si frantuma in una serie d'annotazioni non collegate, incapace di procedere in un'esposizione ordinata e stilisticamente fluida. Il sovrapporsi di fonti eterogenee alla fedele scorta degli autori classici ed umanistici, lo stesso proposito del C. di conoscere "tutto quello di verace che sia possibile ritrovarsi" - "il nome e il tempo" delle "persone" e "ogni altro particolare che possa recare alla patria... honore" - spiegano l'andamento annalistico di questa seconda parte, l'indulgere alla registrazione indiscriminata che la distingue.
Raccoglitore di notizie più che storico, dunque, il C.; né sempre sicuro lettore ed interprete dei documenti consultati. Certo nessuno, a Verona, ne aveva visti altrettanti, ché, a partire dal 1582, impiegò buona parte della sua esistenza nella sistemazione e nel riordino di vari archivi cittadini, con un metodo, anteponente i criteri topografici a quelli cronologici, che gli sarà rimproverato dal Maffei. Il 28 dic. 1587 la sua competenza in materia gli valse l'incarico da parte del Comune di ordinare, coll'aiuto del notaio G. B. Gaioni, le scritture e i privilegi cittadini e il 6 ag. 1588quello di sistemare gli atti dei provveditori di Comun, che egli fece disporre per materia compilandone anche un repertorio peraltro non pervenutoci.
Nel 1589-90 procedette all'ordinamento dell'Archivio capitolare redigendone anche l'indice: dispose il materiale in "armaroni" designati alfabeticamente, costituiti di più "colti" distinti con numeri romani, nei quali erano collocati i pezzi contrassegnati da numeri arabi; le pergamene invece, arrotolate e riposte in cassette di legno, formavano i "mazzi". Pure del C. la sistemazione, nel 1594-96, dell'archivio dell'abbazia olivetana di S. Maria in Organo e, nel 1600, di quello dell'ospedale dei SS. Iacopo e Lazzaro alla Tomba. Gli archivi privati Bevilacqua, Canossa, Fracanzani, Nogarola, Da Sacco, Verità e Serego (di questi ultimi fu anche amministratore) vennero riordinati, se non del tutto da lui, col suo metodo, al quale si attenne il figlio Giovanni Federico - che, nel 1617, si occuperà, assieme a G. A. Bagolino, dell'archivio comunale - nel sistemare, attorno al 1611, l'archivio delle monache di S. Spirito.
Corollari delle ricerche condotte per l'Historia e della complementare attività archivistica i vari scritti di carattere storico-genealogico del C.: Origine della... famiglia Canossa con i successi de gli huomini eccellenti di quella e con i loro accasamenti... (Verona 1593), di accentuato tono encomiastico; Vita e fatti della gran Matilda contessa d'Italia... (Verona 1593); Albero della famiglia Scaligera (Verona 1601); Compendio del catalogo dei vescovi e diversi santi di Verona da s. Euprepio sino all'anno 1602 (Verona 1602), pel quale il C. si valse di R. Bagatta-B. Peretti, SS. Episcoporum Veronensium monumenta... (Venetiis 1576);e infine Genealogia delli illustri... conti Sareghi (Verona 1604).
Il C. ebbe ad occuparsi anche della correzione pontificia del calendario con un Ragionamento sopra la riforma fatta... da Gregorio XIII.. (Verona 1582e, di nuovo, nello stesso anno a Roma e a Brescia, e a Parigi in traduzione francese nel 1583), seguito dalla dissertazione sul Modofacile di riformare le feste mobili del calendario romano et anco di tutti gli altri delle città particolari (Verona 1590) e - dietro sollecitazione d'un dotto concittadino, il medico Andrea Chiocco - dal Breve trattato nel qualesi rende la ragione perché così variatamente sia celebrata la Pasqua di Resurrezione insieme con le altre feste mobili (Verona 1597), argomento allora di moda sul quale, per rimanere nell'area veneta, disse la sua anche il bellunese Giovanni Nicolò Doglioni.
Ci sono poi gli scritti devozionali del C., la cui religiosità si presenta quanto mai compunta. L'Historia della gloriosa imagine della Madonna posta in Campagna di S. Michele fuori delle mura... (Verona 1587) riguarda un affresco oggetto di venerazione, al quale il C. - che più volte è cancelliere dei governatori della chiesa di S. Maria di Campagna - addebita 22 miracoli. Dietro suggerimento di Bartolomeo Cartero, rifacendosi allo Speculum historiale di Vincenzo di Beauvais, pubblica l'Historia de i santissimi dieci mila martiri tradotta di latino in lingua volgare (Verona 1587). Col Trattato diviso in tre parti nelle quali con brevità si dimostra quello che è obbligato di osservare un cristiano (Verona 1603) fornisce una sorta di morale spicciola compendiata con consigli sulla vita coniugale, l'educazione dei figli, l'uso del denaro, i rapporti sociali. E, come aveva fatto antecedentemente con La divota oratione delle quaranta hore fatta nella città di Verona la settimana santa dell'anno MDLXXXVII così persuasa dal P. Mattia Bellintani... (Verona 1587), ricorda infine La divota oratione delle XL hore fatta da tutto il popolo di Verona la settimana santa dell'anno 1604 (Verona 1604), sotto la guida dell'infiammato zelo del cappuccino Fedele da San Germano.
Il C. morì nel dicembre del 1607 0 all'inizio del 1608, certo prima del 31 gennaio quando il figlio Giovanni Federico - che aveva provveduto alla pubblicazione del poemetto Psoricon vel de scabie... (Veronae 1593) di Andrea Chioccoin riconoscenza dell'insegnamento di logica aristotelica da questo impartitogli - è nominato in suo luogo "ratiocinator".
Fonti e Bibl.: Una lettera del C. al conte A. Serego, del 19 febbr. 1594, è stata pubblicata a cura di A. Agostini, Per nozze Pozzani-Sona, a Verona nel 1885; Archivio di Stato di Verona, Deposito Sandri, G. Sandri, A. C., ms; C. Camilli, Le imprese illustri..., II, Venetia 1586, pp. 21-23; G. dalla Corte, Dell'historia di Verona, II, Verona 1592, p. 6; S. Maffei, Verona illustrata, I, Verona 1732, coll. 197 s.; II, Milano 1825, pp. 356 s.; G. B. Biancolini, Notizie stor. delle chiese di Verona..., II, Verona 1749, p. 477; Id., Supplementi alla Cronica di Pier Zagata, III, Verona 1749, pp. 303-321; G. Tiraboschi, Storia della letter. italiana, VII, Modena 1791, pp. 498, 575; A. de Carli, Istoria della città di Verona I, Verona 1796, p. 17; L. Federici, Elogi istorici de' più illustri ecclesiastici veronesi, I, Verona 1818, pp. 110 s., 147; G. B. C. Giuliari, Della tipografia veronese..., Verona 1871, pp. 69, 71; Id., Sopra alquanti codici della libreria Saibante di Verona che esularono dall'Italia, in Arch. veneto, VII (1874), p. 172; Bullettino di bibliografia veneta,ibid., XXX (1885), p. 191; G. Biadego, Acquedotti romani e medioevali a Verona, in Nuovo archivio veneto, I (1891), pp. 351 s.; Id., Catalogo descrittivo dei manoscritti della Biblioteca comunale di Verona, Verona 1892, p. 450; Catalogue général des livres imprimés de la Bibliothèque Nationale, XXIII, Paris 1905, coll. 340 s.; XXVIII, ibid. 1906, col. 640; L. Simeoni, Le origini del Comune di Verona, in Nuovo archivio veneto, n.s., XXVI (1913), pp. 50 s., 107 s. n.; C. Cipolla, segnalazione dell'art. di Simeoni sopra cit., in Arch. stor. ital., LXXIII(1915), 2, p. 391; E. Morpurgo, Lo Studio di Padova,le epidemie ed i contagi…, in Memorie e documenti per la storia dell'università di Padova, I, Padova 1922, pp. 137 n. 4, 138 n. 1, 147 s.; G. Turrini, L'archivio capitolare di Verona, in Arch. stor. ital., s. 7, VII (1927), p. 110; L. Billo, Le iscrizioni veronesi..., in Archivio veneto, s.5, XVI (1934), p. 5 n. 1; P. Marconi, Verona romana, Bergamo 1937, passim; W. Arslan, L'architettura romanica veronese, Verona 1939, passim nelle note e p. 232; Codice diplomatico veronese..., a cura di V. Fainelli, Venezia 1940, pp. 65-134 passim, 326, 415; British Museum. General catalogue of printed books, XXXI, London 1940, col. 909; G. Sandri, Ilcanonico C. Carinelli e le sue fonti archivistiche, in Atti e mem. d. Acc. di agr. sc. e lettere di Verona, CXIX(1941), p. 297; B. Saraceni, Prime indagini sulla stampa padovana del Cinquecento, in Miscell. di scritti di bibliogr. ed erudiz. in onore di Luigi Ferrari, Firenze 1952, p. 451 n. 264; A. Cappellini, Diz. dei veronesi illustri, in Vita veronese, V (1952), p. 225; L. Messedaglia, Vecchia Verona..., Verona 1953, pp. 4, 87 s., 95 n., 102 n., 103 n.; C. Bertolini, San Giovanni in Valle, Verona 1955, p. 5; O. Viviani, A. C.e la sua opera storica, in Nova historia, VII (1955), 1-2, pp. 42-52; G. Sancassani, A. C. archivista veronese (1530 c.-1608 c.), in Rass. degli archivi di Stato, XVI (1956), pp. 211-215; Davide M. da Portogruaro, Storia dei cappuccini veneti, II, Venezia-Mestre 1957, p. 181 n.; V. Fainelli, L'abbazia di S. Zeno nell'alto Medioevo, in Miscell. in onore di Roberto Cessi, I, Roma 1958, pp 54, 56 n. 36, 57 n. 38, 59; Id., Storia degli ospedali di Verona..., Verona 1962, pp. 6-19, passim in nota, 37 n. 45, 181; Verona e il suo territorio, I-II, Verona 1960-64, passim nei saggi di F. Sartori, L. Beschi, G. C. Mor, L. Simeoni; U. Grancelli, Ilpiano di fondazione di Verona romana, Verona 1964, pp. 70, 71, 75, 131; G. Sancassani, Gliarchivi veronesi dal Medioevo ai nostri giorni, in L'Archivio di Stato di Verona, Verona 1961, pp. 63-68, 96 s., 99; L. Bertani, A. C. e la sua inedita storia di Verona, tesi di laurea, università di Padova, fac. di Magistero, 1965-66; T. Lenotti, Le accademie veronesi, in Vita veronese, XIX(1966), p. 105; P. Preto, Un aspetto della riforma cattol. nel Veneto: l'episcopato padovano di Niccolò Ormaneto, in Studi veneziani, XI (1969), p. 354; E. Rossini, Un notaio del secolo XVI: A. C. ..., in Atti e mem. dell'Acc. di agric.,scienze e lettere di Verona, s.6, XIX (1967-68), pp. 157-198; F. Scarcella, A. C.e la famiglia Serego...,ibid., XXI(1969-70), pp. 313-357; A. Castagnetti, Ipossessi del monastero di S. Zeno di Verona a Bardolino, in Studi medievali, s.3, XIII (1972), p. 143 nn. 318-322; V. Recchia Monese, Il problema delle origini del monastero di S. Michele in Campagna di Verona, in Arch. veneto, s. 5, XCV (1972), pp. 16 s., 22 s.