ORSINI, Aldobrandino
ORSINI, Aldobrandino. – Non si conosce la data di nascita di questo condottiero del XV secolo, conte di Pitigliano, figlio di Niccolò II e di Luigia Orsini.
Sposò Bartolomea Orsini da Tagliacozzo, dalla quale ebbe sei figli, tra i quali Niccolò III, suo successore, Gianfrancesco, vescovo di Bitonto, e Orlando, vescovo di Nola. Dalla relazione con la cugina Penelope Orsini ebbe un altro figlio, che fu ucciso nel 1466, insieme alla madre, da Niccolò III.
Nelle fonti appare per la prima volta nel 1434, come condottiero contro le truppe pontificie a Bolsena. Non sembra attivo a Pitigliano fino al 1440, quando succedette al padre alla guida della piccola contea toscana. Per difenderla dalla vicina Siena nel 1441 effettuò ripetuti attacchi in Maremma e presso il Monte Argentario, operando in contemporanea agli attacchi sferrati dal condottiero pontificio Simonetto da Castel San Pietro. Con la pace tra Siena e il papa, si trovò isolato e assediato nel castello di Sorano dalle truppe del Pazzaglia. Corrompendo quest’ultimo, che passò poi al suo servizio, riuscì a superare l’assedio e ad attaccare l’accampamento senese, facendo numerosi prigionieri, ma non riuscì a impedire l’assedio di Pitigliano. Nell’inverno del 1442, con l’aiuto del Pazzaglia, conquistò Roccalbegna e il castello di Montauto. Per timore di un’offensiva senese richiese il sostegno di Firenze e grazie a questo poté giungere a una pace con Siena, alla quale nel giugno 1442 si sottomise, impegnandosi a fornire una truppa di 15 cavalli in tempo di pace e 20 in tempo di guerra.
Nel 1448 combatté a fianco di Rinaldo Orsini nella difesa di Piombino durante l’assedio portato a quella città da Alfonso I Aragona re di Napoli (23 giugno-11 settembre). L’anno successivo il suo intervento fu richiesto dai Monaldeschi della Cervara di Orvieto, contrapposti in lunghe dispute ai Monaldeschi della Vipera. Inviò a Orvieto un contingente di numerosi uomini, che il 13 dicembre 1448, dopo la morte di Arrigo della Sala, penetrarono in città.
Successivamente alla pace di Lodi (1454), i senesi mutarono atteggiamento nei confronti di Aldobrandino che, temendo un colpo di mano, iniziò a reclutare fanti nei territori di Arezzo, Volterra e Firenze finché un bando fiorentino vietò di arruolarsi nelle sue truppe e si risolse ad assoldare fanti nello Stato pontificio. Spinto da Alfonso d’Aragona, compì continue scorrerie in Maremma, provocando la reazione senese. Fu allora costretto a cercare l’alleanza di Everso dell’Anguillara, nei cui possedimenti trasferì bestiami e beni. Assediato a Sorano dalle truppe di Sigismondo Pandolfo Malastesta, dovette lasciare in ostaggio il figlio Lodovico in cambio di una tregua per ripristinare le difese del castello. Nonostante l’invio di aiuti da parte di Napoleone Orsini, fu obbligato a cercare una mediazione con Siena, richiedendo prima l’intervento di Venezia e poi dichiarandosi pronto a sottomettersi insieme alla sua contea. In seguito intercessero a suo favore presso Siena anche il nuovo pontefice Callisto III e l’imperatore Federico III. La Repubblica si vide costretta ad accettare la pace e nel maggio 1455 Lodovico Orsini si recò a Siena per giurare le condizioni di resa alle quali il conte aderì, riservandosi di mantenere però la protezione anche da parte del re di Napoli.
Nel 1465 Aldobrandino fu accusato di aver avvelenato Lodovico per favorire il figlio avuto da Penelope Orsini, ma a sua volta additò Siena come responsabile dell'uccisione, dando origine a una nuova controversia; l’intromissione della S. Sede a favore di Orsini costrinse i senesi a riconoscergli un corrispettivo di 1200 ducati. Nel 1466 il figlio secondogenito Niccolò, venuto a sapere che la reale colpevole della morte del fratello era Penelope Orsini, si impossessò di Pitigliano, costringendo il padre a rifugiarsi nella rocca del castello, che offrì a Siena in cambio del suo aiuto. Niccolò nel frattempo uccise l’amante del padre e il figlio di lei, vendicando così la morte di Lodovico. Il mancato intervento senese costrinse Aldobrandino alla resa e ad abdicare a favore del figlio, che assunse così il titolo di conte di Pitigliano.
Morì nel 1472.
Fonti e Bibl.: G. Bruscalupi, Monografia storica della contea di Pitigliano: opera postuma, Firenze 1907.