MIELI, Aldo
– Nacque a Livorno il 4 dic. 1879, da Mosé e da Marietta Balimbau.
Di origine ebraica, la famiglia aveva vasti possedimenti terrieri nella zona di Chianciano, in particolare la fattoria La Foce. Nel tardo Ottocento il padre fu consigliere comunale a Chianciano.
A Chianciano e nel territorio di Montepulciano, il giovane M. si dedicò all’attività politica. Nel settembre del 1901, da studente, fu ispiratore e animatore di un circolo socialista appena costituito. In quello stesso anno fu eletto consigliere per il Partito socialista italiano (PSI) al Comune di Chianciano. Durante il congresso delle sezioni socialiste del collegio di Montepulciano (dicembre 1901), il M. fu designato membro del comitato esecutivo. Collaborò all’organo ufficiale di questo comitato, La Martinella; fu inoltre promotore di iniziative politiche e della costituzione di una lega di miglioramento e di resistenza tra i contadini mezzadri. Pur appartenendo alla classe dei proprietari terrieri, il M. fu tra gli organizzatori del primo sciopero dei contadini mezzadri della zona della Valdichiana, che ebbe luogo con successo nell’aprile del 1902, e l’iniziatore di attività sindacali tra contadini e artigiani. Le elezioni amministrative parziali del giugno 1902 segnarono la crisi del PSI e «il ben noto agitatore Aldo Mieli» (Chianciano Terme 1900-1945, p. 73) si allontanò da Chianciano: nel gennaio del 1903 comunicò al sindaco le sue dimissioni da consigliere comunale, non facendo più parte del PSI. In realtà, nel dicembre del 1902 la sezione socialista di Chianciano era stata sciolta e ricostituita subito dopo senza il M., espulso con l’accusa di «pederastia passiva», dalla quale non era stato in grado di difendersi.
Il suo impegno diretto in politica divenne da allora meno intenso. Nel 1914 avrebbe scritto, usando uno pseudonimo, alcuni articoli di tono pacifista per Il Lavoratore, giornale socialista di Sarteano, ma dopo la prima guerra mondiale non fu più politicamente impegnato. Con l’avvento del fascismo fu tuttavia sottoposto a un controllo assiduo da parte della polizia segreta fascista a causa dei suoi giovanili trascorsi socialisti. In alcune Digressions autobiographiques scritte in spagnolo tra il 1943 e il 1944 (Archives internationales d’histoire des sciences, 1948, n. 3, pp. 494-505), il M. ricordò di essere stato animato in gioventù da ideali di uguaglianza e di democrazia, di aver perciò aderito ai movimenti socialisti ma di essere stato «un socialista de tipo evangélico» (p. 503) sul modello di C. Prampolini.
Trasferitosi a Pisa, il M. si iscrisse all’Università, cominciando a studiare scienze matematiche e fisiche. Nel 1917 avrebbe ricordato che sin dagli anni del liceo era mosso dal desiderio di una comprensione e spiegazione unitaria del mondo e di avere inizialmente individuato nelle matematiche la chiave di questa comprensione (Lavori e scritti di A. M., p. 3). Lo studio universitario con U. Dini si rivelò deludente e il M. passò a occuparsi di fisica matematica e di meccanica razionale per approdare allo studio della chimica, disciplina nella quale si laureò nel 1904. Nel semestre invernale del 1904-05, il M. fu a Lipsia per perfezionarsi in chimica con W. Ostwald. Le concezioni di filosofia della scienza di Ostwald e, soprattutto, di E. Mach ebbero su di lui un’influenza decisiva, modellando le sue posizioni epistemologiche. Nel Catalogo ragionato per una Biblioteca di cultura generale. Storia delle scienze (Milano 1915, p. 7), il M. definì Mach uno dei maggiori storici della scienza e un acuto pensatore, le cui opere erano assolutamente indispensabili.
Protetto da S. Cannizzaro, dal 1905 al 1912 fu assistente di E. Paternò presso il laboratorio di chimica generale dell’Università di Roma e dal 1908 libero docente di chimica generale nell’ateneo romano.
I primi lavori scientifici del M. furono pubblicati nella Gazzetta chimica, nella Rivista scientifico-industriale, nei Rendiconti dell’Accademia dei Lincei e riguardavano argomenti specifici di chimica organica, il problema dell’andamento delle reazioni chimiche e la possibilità di un nuovo concetto di elemento chimico. Nella rivista fiorentina Cronache letterarie del 1910 il M. pubblicò, contestualmente ai suoi lavori di chimica teorica e sperimentale, studi critici su L. van Beethoven, mentre Roma letteraria ospitò, tra il 1910 e il 1913, le sue cronache dei concerti di musica sinfonica e da camera all’Augusteo di Roma. I lavori del M. pubblicati nel primo decennio del Novecento rivelano l’ampia gamma dei suoi interessi culturali che rimase una costante nella sua vicenda intellettuale.
Dal 1912 il M. cominciò a occuparsi professionalmente di storia della scienza e dello sviluppo del pensiero scientifico. L’aspirazione a una conoscenza unitaria del reale gli appariva ora realizzabile sul piano della storia della scienza. Con F. Enriques e G. Vailati, il M. divenne uno dei pionieri italiani, noti a livello internazionale, di una storia professionale della scienza.
Nel 1910, il M. aveva espresso l’idea di una sola specie di attività intellettiva, per cui i confini tra scienza e filosofia erano evanescenti e una loro distinzione finiva per essere inutile (Scienza e filosofia, in Rivista di filosofia, II [1910], 5, p. 599). L’identificazione di filosofia e scienza non trascurava le specifiche scienze, anzi metteva in luce quei modi di ragionamento umano comuni a tutte le scienze. Il M. era consapevole della complessità del panorama delle discipline prodotte dallo spirito (Per una classificazione delle arti, ibid., VI [1914], 4, p. 427), ma per lui filosofia significava soprattutto gnoseologia e assiologia, pertanto l’identificazione di filosofia e scienza non era sorprendente. Pur avendo assonanze con il clima idealistico del tempo, l’avvicinamento tra storia della filosofia e storia della scienza si mantenne comunque distante dalle impostazioni filosofiche di pretta marca idealistica, e gentiliana in particolare.
Abbandonata la carriera di chimico, il M. rivolse tutti i suoi sforzi al radicamento culturale, universitario e istituzionale della storia della scienza, attività nella quale impegnò anche il suo ingente patrimonio finanziario. In questo compito si distinse come autore di monografie (Biringuccio, Bari 1914, con il testo De la pirotechnia; Lavoisier, Genova 1916 e Roma 1926; Volta, ibid. 1927), di saggi (Pagine di storia della chimica, ibid. 1922), di recensioni e come organizzatore, editore, curatore di classici scientifici italiani e di strumenti bibliografici. Divenne il referente italiano della rivista Isis e amico di G. Sarton, collaborò a Scientia e alla direzione della Rivista di storia delle scienze mediche e naturali. Dalle pagine di quella rivista criticò il provincialismo della storiografia italiana della medicina, fornì un quadro della storia della scienza coltivata in Francia e, soprattutto, in Germania. Cercò inoltre di promuovere l’istituzione di una cattedra universitaria di storia della scienza, ritenuta fondamentale per le facoltà di filosofia, in quanto luogo di promozione del sapere e degli insegnamenti che si rivolgono alla conoscenza sistematica del reale (Per una cattedra di storia della scienza, Firenze 1916, p. 3). Lavorò con E. Troilo ai «Classici della scienza e della filosofia», curò «Gli scienziati italiani», una collana a carattere bibliografico, e nel 1919 fondò e diresse la rivista Archivio di storia della scienza – dal 1927 Archeion. Archivio di storia della scienza –, destinata a diventare il referente italiano del dibattito internazionale sulla storia della scienza.
Nel 1916, il M. pubblicò a Firenze il primo volume della sua Storia generale del pensiero scientifico dalle origini al secolo XVIII con il titolo di La scienza greca. I prearistotelici, che costituiva parte di un ambizioso progetto per una grande storia generale della scienza in più volumi che il M. cercò di realizzare nel corso di tutta la sua vita. Una nuova edizione di questo testo fu pubblicata a Roma nel 1925 con il titolo di Manuale di storia della scienza. Antichità. Storia - Antologia - Bibliografia. A Firenze, sempre nel 1916, il M. aveva pubblicato Il libro dell’amore, un testo tra il filosofico e il poetico che manifesta l’interesse da lui coltivato in maniera professionale per quella Sexualwissenschaft che era nata e si era diffusa in Germania. In quanto omosessuale e intellettuale animato da profondi ideali umanitari, il M. era interessato sia alla comprensione scientifica della sessualità umana sia alle riforme volte a eliminare le discriminazioni nei confronti dei cosiddetti «diversi». Nel settembre del 1921 partecipò ufficialmente come oratore a Berlino alla prima Internationale Tagung für Sexualreform auf sexualwissenschaftlicher Grundlage, organizzata da M. Hirschfeld, medico, riformatore e creatore dell’Institut für Sexualwissenschaft di Berlino, che il M. visitò in varie occasioni e che sarebbe stato distrutto dai nazisti nel maggio del 1933. Nel 1921, il M. fondò la Rassegna di studi sessuali che diresse fino al 1928.
Nella concezione del M. la Rassegna doveva essere l’espressione delle ricerche di sessuologia e doveva produrre, come lo stesso Archivio di storia della scienza, una bibliografia e una collana di studi e di traduzioni di opere dei maggiori studiosi del tempo. Il fatto che l’Archivio e la Rassegna promuovessero iniziative culturali simili, come bibliografie e collane, si spiega con la convinzione del M. che la storia della scienza e la sessuologia fossero campi collegati.
Nel 1925, il M. si recò da turista in Germania e l’anno successivo fu di nuovo a Berlino per partecipare a un congresso internazionale di sessuologia su invito di A. Moll, celebre sessuologo. Il M. fornì un resoconto di queste esperienze nel volume Un viaggio in Germania. Impressioni e appunti di uno storico della scienza (Roma 1926), che conferma il suo debito profondo nei confronti della cultura storico-scientifica tedesca. Nella «Biblioteca dei curiosi» dell’editore romano Edoardo Tinto, il M. pubblicò nel 1926 un volumetto su L’amore omosessuale. Nel 1929 uscì, nella stessa collana, La riforma sessuale su base scientifica di Hirschfeld, lavoro apparso originariamente (1921) nella Rassegna.
Nel 1928, per ragioni politiche, il M. abbandonò l’Italia per la Francia e a Parigi trovò accoglienza presso il Centre international de synthèse di H. Berr, dove fu creata una nuova sezione di storia delle scienze diretta dal M., che individuò due validi collaboratori in P. Brunet e H. Metzger. A Parigi il M. continuò a pubblicare Archeion, mentre in Italia la Rassegna passò in altre mani e si trasformò in una rivista di orientamento antisemita e di difesa della razza. Al congresso internazionale di scienze storiche di Oslo (1928), il M. prese l’iniziativa di creare un Comitato internazionale di storia della scienza e, come segretario, fu incaricato di organizzare a Parigi, nel maggio del 1929, il primo congresso internazionale di storia della scienza. Nel 1932 il Comitato si trasformò nell’Accademia internazionale di storia della scienza e Archeion, diretta dal M., ne divenne l’organo ufficiale.
Il M. fu un instancabile organizzatore di iniziative in favore della storia della scienza, e nel 1936 una riunione dell’Académie internationale a Bucarest gli offrì l’opportunità di delineare un quadro dell’Europa centrale (Un viaggio in România, in Archeion, XVIII [1936], pp. 191-203) e di entrare in contatto con M. Eliade. A Parigi il M. continuò i suoi lavori di storia della chimica, su Lavoisier, riprese il progetto di una grande storia della scienza e pubblicò nel 1935 con Brunet la Histoire des sciences. Antiquité.
Nell’Avertissement il M. parlava della mancanza di una storia della scienza in cui «l’unité de la pensée scientifique ait été mise au premier plan, par rapport aux développements multiformes des sciences particulières» (p. 7). Era questa l’occasione per presentare nuovamente la storia della scienza come lo studio dello sviluppo delle conoscenze sul mondo esterno e sulla natura dell’uomo, che solo per convenzione era stata fino ad allora limitata alle scienze matematiche, fisiche e alle loro applicazioni, ma che, secondo il M., avrebbe dovuto comprendere anche la storia della psicologia, dell’antropologia e la gran parte della storia della filosofia. Come disciplina generale la storia della scienza era diversa dalla storia delle singole discipline e doveva guardare allo sviluppo intellettuale, alle pratiche sperimentali e ai contesti, ossia doveva rapportarsi alla storia della civilisation. La pubblicazione della Histoire fornì l’occasione per una ripresa della polemica tra il M. ed Enriques, cominciata nel 1925 intorno al significato della scienza greca, che rese chiari i diversi significati attribuiti alla storia della scienza da parte dei due studiosi livornesi.
Nel 1939 il M., temendo l’invasione nazista della Francia, si rifugiò a Buenos Aires. In Argentina esisteva un Grupo de historia de la ciencia che nel 1938 aveva fondato un Instituto de historia y filosofía de la ciencia presso la Universidad nacional del litoral nella città di Santa Fe. Il M., che aveva trasferito in Argentina la sua biblioteca, fu nominato direttore di questo istituto e poté proseguire lì la sua attività di storico e organizzatore, riprendendo fra l’altro la pubblicazione di Archeion. Archivio de historia de la ciencia. Nel 1940 pubblicò in spagnolo un saggio sul rilievo istituzionale della storia della scienza (El desarollo historico de la historia de la ciencia y la función actual de los Institutos de historia de la ciencia, in Archeion, XXII [1940], pp. 1-42), mentre nel 1944 tornò sulla questione de La historia y la filosofía de la ciencia (in Essays in the history of medicine, Baltimore 1944, pp. 205-216). Cominciò inoltre a pubblicare in spagnolo a Buenos Aires i volumi su Lavoisier (1944), Volta (1944), sulla teoria atomica chimica moderna (1946) e ritornò sul progetto di una grande storia della scienza. Nel 1945 uscì sempre a Buenos Aires il Panorama general de la historia de la ciencia, I, El mundo antiguo. Griegos y romanos, e nel 1946 uscì il secondo volume dedicato a El mundo islámico y el Occidente medieval cristiano (ibid.). Tre volumi successivi preparati dal M. furono pubblicati postumi e l’intero Panorama in dodici volumi giunse a completamento nel 1961 a opera di J. Babini e D. Papp.
In Archeion il M. non aveva mai mancato di denunciare con forza i crimini culturali e politici della Germania hitleriana, ma nel giugno del 1943 il governo militare argentino, instaurato dopo un colpo di Stato, si occupò dell’Università e il 31 marzo 1944 decretò la soppressione definitiva dell’Instituto de historia y filosofía de la ciencia dell’Università. Il M. si stabilì a Florida, un quartiere periferico di Buenos Aires, fu costretto a interrompere la pubblicazione di Archeion e si trovò a vivere in condizioni economiche disagiate. Alla fine della guerra Brunet e P. Sergescu fecero rinascere a Parigi Archeion con il titolo di Archives internationales d’histoire des sciences e come organo dell’Union internationale d’histoire des sciences: il primo numero uscì nell’ottobre del 1947 come Nouvelle Série d’Archeion e con il M. come direttore.
Nella Préface a questo primo numero il M. si augurava, dopo alcuni anni di silenzio obbligato, di poter di nuovo contribuire allo sviluppo della storia della scienza, contro il dilettantismo, la retorica, il nazionalismo aggressivo e ingiusto e per l’affermazione di una scienza degna di questo nome, ossia «impartiale, clairvoyante, et, dans la limite de la nature humaine, dépourvue de passions irrationnelles» (Archives internationales d’histoire des sciences, I (1947), pp. 5-8).
Il M. morì il 16 febbr. 1950 a Buenos Aires.
Gli omaggi più grandi alla sua opera di organizzatore della storia della scienza a livello internazionale vennero, significativamente, dalla Francia e dagli Stati Uniti.
Opere. Una raccolta consistente di lavori ed estratti del M. si trova nella Biblioteca dell’Istituto e Museo di storia della scienza di Firenze. Il carteggio con Sarton, conservato presso la Houghton Library della Harvard University, è stato pubblicato da C. Pogliano in Scienze e storia nell’Italia del Novecento, Pisa 2007, pp. 275-351. Per la bibliografia degli scritti: Lavori e scritti di A. M., I, 1906-1916, Firenze 1917; J. Babini, Para una bibliografia de A. M., in Physis, XXI (1979), pp. 357-424.
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F. Abbri