ALCALINI
Si chiama così un gruppo di sostanze al quale appartengono i sali basici (fosfati trimetallici), i sali ad acido debole (carbonati, bicarbonati, borati) e le basi libere (calce, magnesia). Anche i sali ad acido organico si considerano fisiologicamente come sostanze alcaline, perché nell'organismo facilmente vengono trasformati in carbonati.
Il valore dell'alcalinità normale del sangue non può essere stabilmente aumentato dalle sostanze alcaline, poiché gli alcali eccedenti, passati in circolo, si eliminano rapidamente con le urine. Le ossidazioni che avvengono nel nostro organismo, la combustione degl'idrati di carbonio e dei grassi e il catabolismo proteico sono accelerati o resi possibili dalla presenza di sostanze alcaline, e questo fatto s'invoca per spiegare l'azione benefica delle acque alcaline nei varî casi di anomalia del ricambio e specialmente nella gotta e nell'obesità.
Spesso, poco dopo iniziate le cure alcaline, l'eliminazione dell'acido urico è aumentata, e si espellono con le orine frammenti di calcoli orinarî. Nel diabete mellito si formano notevoli quantità di acido β-ossibutirrico, il quale, spostando l'acido carbonico dei carbonati del sangue, ne abbassa fortemente l'alcalinità. Già di per sé l'organismo si difende, permettendo che l'ammoniaca risultante del catabolismo proteico vada a ripristinare l'alcalinità del sangue; ma, a completare quest'azione difensiva naturale, servono bene i carbonati alcalini, e specialmente quello di calcio. Altre cause, come il lavoro muscolare esagerato e le febbri tossiche, possono abbassare il valore dell'alcalinità del sangue.
Gli alcalini più usati sono il carbonato di calcio, il bicarbonato di sodio, l'acqua di calce. I composti salini dei metalli alcalini e alcalino-terrosi sono nelle loro soluzioni dissociati in anioni e cationi. Le azioni ioniche alcaline e alcalino-terrose e specialmente quelle degli ioni sodio, calcio, potassio e bario hanno dato origine in questi ultimi tempi a numerose ricerche per le quali si vedano le voci corrispondenti.
Gli alcalini servono a mantenere in soluzione le sostanze albuminoidi. Le globuline sono insolubili nell'acqua distillata, ma nel sangue stanno disciolte mercé i carbonati e il cloruro di sodio.
I carbonati alcalini sono inoltre necessarî all'attività del fermento pancreatico sulle sostanze albuminoidi, e all'emulsionamento delle sostanze grasse alimentari nell'intestino.
Applicazioni terapeutiche. - Si preferisce in generale il bicarbonato di sodio o anche acque minerali che ne siano ricche. Esso neutralizza nello stomaco l'eccesso di secrezione acida e attutisce i dolori che da essa derivano. Scioglie anche, fluidificandole dapprima, le secrezioni mucose dello stomaco. Agisce anche nello stesso senso sui bronchi, nelle affezioni catarrali di questi.
Con l'uso del bicarbonato di sodio le orine diventano alcaline, e favoriscono così la soluzione dell'acido urico che tende a precipitare (renella e calcoli). Però l'alcalinità dell'orina fa precipitare i fosfati, e così possono formarsi calcoli da fosfati. L'arma è dunque a doppio taglio. Nell'acidosi diabetica si usano le iniezioni endovenose di bicarbonato di sodio, che riuscirebbero caustiche qualora si facessero sotto cute (v. acidosi).
Avvelenamento da alcali caustici. - L'idrato e il carbonato, sia di sodio sia di potassio, agiscono come sostanze venefiche; introdotti, per lo più in soluzione, nelle vie digerenti, determinano processi più o meno intensi di necrobiosi con fluidificazione del protoplasma, distruzioni progressive e penetranti nei tessuti. La mucosa boccale e faringea appare coperta da escare biancastre, molli, che si formano anche nell'esofago e nello stomaco, ovunque il caustico, vinta la difesa del sottile strato di muco, è venuto in contatto con i tessuti. La salivazione, i dolori, la disfagia, i vomiti di materiali fortemente alcalini, filanti, inodori, talora la perforazione gastrica, la diarrea sono espressione di tali lesioni anatomiche. A queste si aggiunge, per i sali di potassio, l'azione esercitata dallo ione potassico sul vago e sul miocardio. Il decorso dell'avvelenamento è in relazione con le lesioni anatomiche distruttive avvenute prima dell'intervento terapeutico, e con la gravezza dei sintomi centrali, depressione cardiovascolare, eccitamento nervoso, dolori, convulsioni. Superato il periodo acuto, si produce nei punti lesi una profonda cicatrice, che nell'esofago determina facilmente gravi restringimenti (stenosi), con conseguente ostacolo meccanico alla canalizzazione.
Cura: è pericoloso vuotare e lavare lo stomaco anche quando l'ingestione sia recente, e somministrare emetici; si devono piuttosto neutralizzare gli alcali con sostanze acide (aceto, limonate, soluzioni di acido cloridrico, solforico, citrico, acetico); somministrazione di emulsioni oleose, latte, mucillaggini; cura sintomatica. Nelle stenosi tardive esofagee, dilatazione progressiva dell'esofago con sonde esofagee di diametro crescente.