TESTA, Alberto
Nacque a Santos, in Brasile, l’11 aprile 1927, secondogenito di Luigi, dirigente della Italcable, e Luisa Micheroux de Dillon. Ebbe due fratelli, Enrico e Franco. Nel 1954 sposò Candida (Dina) Tosi con la quale ebbe due figli, Carlo (1954) e Fabio (1958).
Nel 1932 rientrò in Italia con i familiari, sfuggendo allo scenario della rivoluzione costituzionalista scoppiata in São Paulo. Visse a Varazze con i nonni paterni fino al 1934, poi tornò a Milano dai genitori. Durante la seconda guerra mondiale, all’età di sedici anni, si arruolò come paracadutista, fu fatto prigioniero e deportato in Texas. Rientrò in Italia nel 1946, e l’anno dopo si diplomò in ragioneria all’Istituto Cobianchi di Verbania, dove la famiglia era sfollata. Si ristabilì a Milano dopo la guerra. Da autodidatta studiò la fisarmonica e iniziò a frequentare l’ambiente produttivo della canzone in Galleria del Corso e i locali dediti al jazz, genere di cui era appassionato. Si ritagliò momenti di visibilità, intrattenendo il pubblico e presentando gli artisti – già lo aveva fatto durante la prigionia negli Stati Uniti – cimentandosi anche come cantante. Fu per lungo tempo rappresentante di tessuti in Lombardia insieme al padre; durante le pause pranzo frequentò le piccole trattorie milanesi (le ‘latterie’) per incontrare compositori, autori e produttori.
Si inserì nell’industria musicale dedicandosi alla scrittura di testi e pubblicando nel 1952 la prima canzone, Valentino, musica di Mario Bertolazzi, successo radiofonico del Quartetto Radar. Depositò il brano sotto lo pseudonimo Santos – mutuato dalla città natale e adottato per nascondere alla famiglia l’attività di paroliere – ma la SIAE (Società Italiana Autori ed Editori) lo rifiutò, e il pezzo non gli fu accreditato. Con Bertolazzi scrisse pure le canzoni (di nuovo senza accreditamento) per la commedia musicale Valentina di Vittorio Metz e Marcello Marchesi (1955). I primi successi arrivarono nel 1958: Boccuccia di rosa per Johnny Dorelli su musica di Gigi Cichellero; Carina con Corrado Lojacono (autore della musica con lo pseudonimo R. Poes) interpretata anche da Fred Buscaglione; Al chiar di luna porto fortuna con Carlo Alberto Rossi per il Quartetto Cetra; Brivido blu con Pino Spotti per Tony Dallara. Sempre con Spotti scrisse nel 1959 Per tutta la vita, che nella versione inglese I want to be wanted raggiunse la prima posizione in classifica negli Stati Uniti. Al Festival di Sanremo presentò negli anni, fino al 1989, decine di canzoni: la prima fu Il cantico del cielo (1956), scritta con Rossi, col quale compose anche Quando vien la sera, terza classificata al festival del 1960. È mezzanotte, con Rinaldo Cozzoli e Giulio Compare, fu quinta nello stesso anno.
Abbandonò il lavoro di rappresentante dopo il successo internazionale di Quando, quando, quando scritta con Tony Renis (quarta al festival del 1962, ma vincitrice a Canzonissima), interpretata dal coautore e da Emilio Pericoli. Mise da parte anche la carriera di cantante, avviata fra il 1961 e il 1962 con l’incisione di due singoli per la Ricordi e l’apparizione nel video musicale realizzato per uno dei due, Vestita di rosso. Intensificò invece l’attività di paroliere, avviando una produzione ancor più ricca. Con Mogol (Giulio Rapetti) e Renis scrisse Uno per tutte, vincitrice al festival del 1963, cantata da Renis e Pericoli. Nella stessa edizione Giovane scritta con Pino Donaggio si classificò terza. Dal durevole sodalizio con Memo Remigi nacquero Innamorati a Milano (incisa da Remigi, poi da Ornella Vanoni), Io ti darò di più e La notte dell’addio (queste due furono entrambe a Sanremo nel 1966). Con Nicola Salerno (Nisa) concepì il testo di ’A pizza (musica di Giordano Bruno Martelli), seconda al Festival della Canzone napoletana del 1966 (eseguita da Aurelio Fierro e Giorgio Gaber). Su musiche di Renis scrisse nel 1967 Quando dico che ti amo, seconda a Sanremo nello stesso anno, e Grande, grande, grande, rielaborata successivamente e incisa da Mina (Mina Mazzini) nel 1971 (poi divenuta celebre in molte lingue).
Tra le cover di successi stranieri, per le quali elaborò anche testi indipendenti dagli originali, spiccano: Renato (1962) e Un anno d’amore scritta con Mogol (1964) per Mina, Bandiera gialla (1966) con Nisa per Gianni Pettenati, L’amore verrà (1967) per le Supremes, Tristezza (1968) con Leo Chiosso per Vanoni, Ieri sì (1970) per Charles Aznavour, A modo mio (1972) con Andrea Lo Vecchio per Patty Pravo, Amo t’amo ti amo (1996) con Renis per Lionel Richie.
Dalla metà degli anni Sessanta si cimentò anche nella produzione discografica, lanciando Dori Ghezzi (1967) e Fiorella Mannoia (1969). Spiccarono in quel periodo i nuovi sodalizi con Eros Sciorilli e Walter Malgoni, con i quali fu pure legato da un rapporto di amicizia espresso nei soggiorni estivi condivisi in Val Vigezzo. Con Sciorilli scrisse nel 1965 I tuoi occhi verdi, seconda a Un Disco per l’Estate (cantata da Franco Tozzi), e poi Non pensare a me, prima al festival del 1967 (Claudio Villa e Iva Zanicchi), e La riva bianca, la riva nera (ancora per Zanicchi), terza a Un disco per l’estate 1971. Intercettò anche il clima della protesta femminile, nello stesso anno, con Sono una donna, non sono una santa per Rosanna Fratello. Con Malgoni cooperò dagli anni Settanta: Tre settimane da raccontare per Fred Bongusto e Fa’ qualcosa per Mina (entrambe del 1973) fino a Volami nel cuore (1996) ancora per Mina (musica anche di Manrico Mologni). Lavorò in alcuni casi in coppia con la moglie; con lei scrisse Anche un uomo (1978, con Anselmo Genovese, che inoltre la registrò) e Sbirulino (con Pino Calvi, registrata da Sandra Mondaini nello stesso anno; il nome di Testa non compariva però tra gli autori).
La sua fu dunque un’attività intensa e continua: collaborò anche con Gorni Kramer, Piero Soffici, Piero Piccioni, Umberto Bindi, Franco Califano, Umberto Balsamo, Mino Reitano, Mario Lavezzi e altri compositori, depositando in SIAE oltre un migliaio di brani. Nei suoi testi, accanto alla sfera amorosa, affrontata da diverse angolature (fedeltà, dolore, speranza), e alla sensibilità per i temi dei rapporti sociali (fratellanza, discriminazione, uguaglianza), emerge l’attenzione ai differenti aspetti della psicologia femminile – soprattutto nei 23 testi per Mina, che mostrano un differente tratto stilistico – e alla dimensione di coppia: Fa’ qualcosa coglie la frustrazione relazionale della donna; Il posto mio mostra la subordinazione e la sofferenza del partner pur fedele. La scrittura predilige un verso moderatamente libero, con uso controllato della rima, esaltato semmai dal ricorso all’anafora, ad assonanza e consonanza, all’allitterazione – nelle quali si mostra la sua inclinazione musicale.
Fu anche fecondo autore televisivo. Debuttò nel 1969 per volere di Marchesi in Ma perché? Perché sì!, ma collaborò poi stabilmente con Enzo Trapani in spettacoli altamente innovativi: Non stop (1977 e 1978); Stryx (1978); Fantastico (1979); Fantastico 2 e Te la dò io l’America (1981). Non abbandonò però il ruolo di paroliere, scrivendo sigle televisive di successo su musiche di Tony De Vita e Silvio Testi: Disco bambina (1979) con Giorgio Calabrese e Cicale (1981) con Antonio Ricci, entrambe per Heather Parisi; e poi L’aria del sabato sera (1979) ancora con Calabrese per Loretta Goggi (musica di De Vita e Totò Savio). È sua anche Ma che sorpresa del 1995 (musica di Sergio Dall’Ora), sigla di Carràmba! che sorpresa di Raffaella Carrà.
Morta la moglie nel 1981, soggiornò spesso in California (dove vivevano i figli) in cerca di occasioni di lavoro differenti. Si ristabilì però a Milano nel 1986, dedicandosi principalmente alla TV, e nel 2000 si trasferì a Roma. Coltivò anche la scrittura di canzoni per bambini fin dagli anni Sessanta per lo Zecchino d’Oro – vinse la Penna d’Argento per il miglior testo nel 1966 con Il dito in bocca – ma raccogliendo i maggiori risultati a fine secolo con due ‘zecchini d’argento’ e tre prime posizioni: O che bella balla (1983), E nelle onde che baraonde (1990), La terraluna (1998). Nel 1988 produsse l’album del XXXI Zecchino d’Oro su invito della direttrice di coro Mariele Ventre, sua amica. Operò anche in ambito radiofonico: per Rai Radio 1 ideò e condusse Belle da morire (1991) e scrisse Parole in primo piano (1992) per Lauretta Masiero.
Alla volta del secolo i suoi successi ebbero risonanza internazionale (ma già nel 1975 Placido Domingo aveva registrato Un uomo tra la folla, scritta con Mogol e Renis): I hate you then I love you, nuova versione di Grande, grande, grande scritta con il figlio Fabio, fu eseguita da Luciano Pavarotti e Céline Dion nel 1997; The prayer, con Renis su musica di David Foster, cantata da Andrea Bocelli e Dion, ottenne il Golden Globe nel 1999 e la nomination all’Oscar (Academy Award); per Bocelli scrisse pure Se la gente usasse il cuore (2001) su musica di Renis e Massimo Guantini. All I know of love (ancora con Renis e Foster) fu incisa nel 2002 da Barbra Streisand e Josh Groban. Quando ebbe cover di Michael Bublé con Nelly Furtado e di Fergie dei Black Eyed Peas con Will.I.Am. L’ultima fase della carriera si caratterizzò ancora per i lavori televisivi, con Domenica in condotto da Carrà (1986/87), indi con gli esiti del proficuo sodalizio con Michele Guardì: Europa Europa (1989/90); Scommettiamo che...? (1991-2003), Papaveri e papere (1995), Mille lire al mese (1996), Domenica in (1997). Fu autore infine del festival di Sanremo 2004 presentato da Simona Ventura. Continuò tuttavia a scrivere canzoni (l’ultima fu pubblicata nel 2008), coprendo così con la sua attività più di mezzo secolo.
Morì il 19 ottobre 2009 in una clinica di Velletri, a seguito di un’infezione polmonare.
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