DEL VECCHIO, Alberto
Nacque a Lugo di Romagna il 1ºluglio 1849 da Salomone e da Giulia Sanguinetti.
Studiò giurisprudenza a Pisa e mostrò ben presto un particolare interesse per la storia del diritto medievale. Nel 1869 pubblicò a Pisa il saggio Di Irnerio e della sua scuola, che venne accolto con favore dagli studiosi perché riusciva a sistemare in modo ordinato le notizie relative ai primi tempi della scuola di Bologna e a fornire una interpretazione per più aspetti originale (si veda la recensione di F. Serafini, in Archivio giuridico, V[1870], pp. 508 ss.). Si laureò nel 1871 con una tesi sull'ordinamento del Regno di Sicilia nel periodo svevo, tema che successivamente approfondì nel saggio Intorno alla legislazione di Federico II imperatore, Firenze 1872 e nella monografia La legislazione di Federico II imperatore, Torino 1874.
Il volume, dedicato a Federico Sclopis, offriva un quadro generale delle magistrature regie e centrali e periferiche, del loro rapporto con le giurisdizioni feudali, ecclesiastiche e cittadine, del diritto civile, penale e processuale vigente nel Regno e si concludeva con un rapido esame delle condizioni economiche e della vita culturale dell'età sveva. L'ordinamento giuridico istituzionale del periodo federiciano era giudicato dal D. come frutto della politica regia volta ad imporre in tutte le regioni l'autorità del governo centrale e a modellare il diritto sulle leggi giustinianee (Mor). Seguendo l'indirizzo storico-filosofico allora prevalente negli studi di storia del diritto in Italia, il D. si preoccupava soprattutto di delineare un quadro unitario del sistema giuridico svevo, utilizzando i dati già noti, senza cercarne un effettivo arricchimento; attraverso una nuova e più approfondita indagine delle fonti.
L'adesione del D. a questa impostazione metodologica, comunque, si modificò in parte quanto egli, alla fine del 1874, 51 recò a Berlino per accrescere la sua preparazione culturale e venne a diretto contatto con la storiografia giuridica tedesca, in quel momento fortemente attratta dalla ricerca filologica e tutta tesa a ricostruire, con estremo rigore scientifico, la disciplina degli istituti nelle varie fasi della loro evoluzione, senza tentarne una valutazione generale ed unitaria. A partire dal gennaio 1875 il D. inviò all'Archivio giuridico una serie di rassegne bibliografiche relative a saggi e monografle che apparivano in Germania, rassegne che furono pubblicate sulla rivista con il titolo di Nuovi studi sulla storia del diritto medievale (XIV[1875], pp. 252-60, 483-92, 559-67; XV [1875], pp. 84-97, 213-21, 579-88; XVI [1876], pp. 66-76). E l'influenza della storiografia giuridica germanica appare evidente nel saggio del D. Sulla rivendicazione dei beni mobili nell'antico diritto germanico, ibid., XX (1878), pp. 19-48, 236-82 dove la ricerca è condotta con un'accuratezza filologica nuova ed è diretta, in primo luogo, ad ampliare con risultati originali le precedenti conoscenze. Rimaneva, peraltro, l'obiettivo di offrire un quadro complessivo dello sviluppo dell'istituto dal diritto germanico ai nostri giorni e nello stesso tempo trovava espressione un'idea ancillare della storia giuridica nei riguardi del diritto positivo, dato che lo studio prendeva le mosse dalla volontà di spiegare le disposizioni degli artt. 707 e 708 del Codice civile italiano alla luce dei loro precedenti.
Nel frattempo il D. era rientrato in Italia e si era stabilito a Firenze- ove aveva iniziato ad esercitare la professione forense. Nel 1877 aveva partecipato al concorso per professore straordinario di storia del diritto bandito dall'università di Torino ed aveva conseguito l'eleggibilità. Nel 1878, oltre al saggio sulla rivendicazione dei beni mobili, aveva pubblicato un'ampia rassegna bibliografica, riguardante studi di storia del diritto apparsi in Italia, nell'Archivio giuridico, XX (1878), pp. 138-54. L'anno successivo il D. recensì altri saggi nella nota Dialcune recenti opere italiane intorno ad Alberigo Gentili ed a Pierino Belli, precursori di Grozio, apparsa in Arch. stor. ital., s.4, III (1879), pp. 64-79. Sempre nel 1879 ottenne l'incarico di insegnamento di istituzioni e diritto medievale nella facoltà di filosofia e filologia del R. Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze. Nel medesimo istituto insegnò per incarico, a partire dal 1882, la lingua tedesca.
Nel 1885 pubblicò, a Firenze, la monografia Le seconde nozze del coniuge superstite. Studio storico.
Il lavoro, dopo aver esaminato brevemente le norme in vigore presso gli Ebrei ed i Greci, approfondiva l'esame della disciplina dell'istituto del diritto romano. in quello germanico e in quello canonico; era infine completato da due appendici, la prima dedicata al diritto statutario e moderno, la seconda ai riti in uso presso i Romani e presso i Germani in occasione delle nozze di vedovi. Nel medesimo anno il D. vinse il concorso di professore straordinario di istituzioni e diritto medievale, bandito dall'Istituto fiorentino presso il quale già insegnava per incarico.
Negli anni immediatamente successivi alla vittoria del concorso la produzione scientifica del D. si ridusse sensibilmente. Egli pubblicò alcune rassegne bibliografiche (Rassegna di opere storiche e storicogiuridiche pubblicate per l'ottavo centenario dello Studio di Bologna, con speciale riguardo a quelle che si riferiscono alle origini dello Studio stesso, in Arch. stor. ital., s. 5, II [1888], pp. 394-452; Rassegna degli scritti attinenti al diritto medievale pubblicati nei periodici (1888-89), ibid., V[1890], pp. 325-68), un breve saggio sull'università di Ferrara (Lo Studio di Ferrara. Appunti, Firenze 1892) e una ricerca più originale ed approfondita (Lo zio materno, Firenze 1891). Più numerosi si fecero, poi, i suoi lavori dopo il 1893, anno in cui superò l'esame di professore ordinario di istituzioni e diritto medievale. Nel 1894 pubblicò a Bologna insieme con un suo allievo, E. Casanova, la monografia Le rappresaglie nei Comuni medievali e specialmente in Firenze, nella quale la tendenza ad inserire in un quadro unitario la variegata e cangiante realtà delle norme comunali non impediva alla ricerca di esaminare in profondità un ricco, e per lo più inesplorato, materiale archivistico e di conseguire risultati originali. Interessante e puntuale era poi il saggio Sulla clausola "cum stipulatione subnixa", in Studi di storia del diritto italiano dedicati ed offerti a F. Schupfer, Torino 1898, II, pp. 175-204, nel quale il D. chiarì il valore non sostanziale, ma translatizio della formula documentaria. Infine, nello studio Sul significato del grido "hare! hare!" nelle fiere di Sciampagna, in Arch. stor. ital., s.5, XXIV (1899), pp. 337-51, il D. stabilì che il grido aveva la funzione di dichiarare chiusa la fase delle trattative mercantili e di segnalare l'apertura di quella relativa alla conclusione dei contratti.
Incaricato dell'insegnamento di storia del diritto nel R. Istituto di scienze sociali "Cesare Alfieri", il D. nel 1902, alla morte di Cesare Paoli, gli subentrò sia nella direzione della scuola di paleografia e diplomatica dell'Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento, sia in quella dell'Archivio storico italiano, ricoprendo la carica di segretario della R. Deputazione toscana di storia patria. Sotto la direzione del D. l'antica rivista fiorentina si aprì a contributi di più ampio respiro culturale, perdendo, almeno in parte, il tono erudito che l'aveva caratterizzata negli anni precedenti. Il D. vi accolse anche rassegne bibliografiche e recensioni di studi di storia del diritto intermedio; egli stesso vi pubblicò un breve saggio, Per la storia dell'università di Bologna (s. 5, XLIV [1909], pp. 352-56).
Il D. morì a Firenze l'11 luglio 1922.
Fonti e Bibl.: Necr., in Arch. stor. ital., s. 5, LXXIX (1921), 1, pp. 22 s.; La Nazione, 13 luglio 1922; Il Marzocco, 16 luglio 1922; Annuario del R. Ist. di studi superiori e di perfezionamento in Firenze, anno accad. 1922-23, pp. 125 s.; Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Fascicoli personali dei professori universitari, busta 51: A. D.;A. De Gubernatis, Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, p. 368; T. Rovito, Letterati e giornalisti italiani contemporanei, Napoli 1922, p. 439;C.G. Mor, Federico II legislatore, in Arch. stor. pugliese, IV (1951), p. 32; P.F. Palumbo, Nino Tamassia ed Enrico Besta e il loro contributo alla storia giuridica meridionale, in Studi medievali, s. 3, IV (1963), p.617;B. Paradisi, Apologia della storia giuridica, Bologna 1973, ad Indicem;S. Rogari, Il "Cesare Affleri" da Scuola a Istituto (1875-1902), in Il "Cesare Alfieri" nella storia d'Italia..., a cura di G. Spadolini, Firenze 1975, p. 356.