CARLIERI, Alberto
Nato a Roma nel 1672, si avviò allo studio della pittura di architetture sotto la guida di Giuseppe de Marchis. Fu probabilmente questo tipo di attività pittorica a farlo avvicinare ad Andrea Pozzo, del quale divenne allievo e collaboratore. Purtroppo le fonti contemporanee non danno ulteriori chiarimenti al riguardo: se è impossibile, quindi, rintracciare la sua attività come quadraturista, è lecito invece - sia pure tra difficoltà di attribuzione - rinvenire la sua produzione come pittore di architetture in pochi quadri, già erroneamente attribuiti ad altri. Infatti, sulla base di una tela di grandi dimensioni, dipinta dal C. a Roma, Achille tra le figlie di Licomede, firmata e datata 1707 (già sul mercato antiquario di Monaco), il Voss (1959) ha potuto attribuirgli i seguenti quadri: la Fuga in Egitto (già Darmstadt, coll. M. Heyl), Ester e Assuero (già Berlino, coll. privata), il Giudizio di Salomone e Ester e Assuero (Monaco, Bayerische Staatsgemäldesammlungen), due Scene classiche (Kassel, Staatliche Kunstsammlungen; foto Marburg 98-930 s.) concepite come pendants, e Paesaggio litoraneo con rovine (Karlsruhe, Staatliche Kunsthalle), precedentemente assegnato a Pierre Patel il Vecchio (E. Brunetti, Some umpublished works…, in The Burlington Magazine, C[1958] pp. 311-316).
In questi dipinti si riscontrano motivi stilistici comuni: ricchezza della architettura e sua disposizione compositiva, vivacità nell'atteggiamento delle figure, contrasto acuto fra luce e ombra, brillantezza e scioltezza infine nell'uso del colore, le cui particolari tonalità risentono della tavolozza di Andrea Pozzo.
Tali elementi, che riescono a raggiungere la sintesi migliore soprattutto nei dipinti di storia, dove si verifica una fusione compatta tra figure e architettura, trovano già testimonianza nel giudizio del primo biografo (Orlandi).
I medesimi caratteri, oltre al monogramma "CA", confermano anche l'attribuzione al C. di due quadri, L'adultera davanti a Cristo e La guarigione dei malati, provenienti dalla collezione viennese del principe Kinsky e ora a Praga, in collezione privata. Affine a questi dipinti è la tela con Architetture (sulmercato antiquario di Roma nel 1972), siglata "A.C.". In tutta questa produzione appaiono molto evidenti i punti di contatto con le opere di Giovanni Ghisolfi, con la differenza, tuttavia, che l'architettura è intesa meno apertamente come rovina, e, più puntualmente, come lucida visione di spazi aperti e chiusi, accostandosi meglio in questo a Viviano Codazzi e costituendo un precedente per Gian Paolo Pannini. Ed è proprio nella produzione giovanile del Pannini che andrebbero cercate alcune tele restituibili al C., come il Sacrificio di Calliroe (Mosca, Museo di Belle Arti), databile circa il 1715, 0 la Predicazione di un apostolo (Ascoli Piceno, Pinacoteca) e un'altra variante dello stesso soggetto (Oldenburg, Stadtmuseum), entrambe eseguite intorno al 1710; tanto più che queste due ultime tele portano un'attribuzione oscillante tra Ghisolfi e Pannini (Arisi).
Nella Walters Art Gallery di Baltimora sono attribuite al C. due tele (nn. 37.525 e 37.503): Sinite parvulos, tra rovine, e S. Pietro che battezza il centurione.
Secondo S. Ticozzi (Diz. dei pittori…, I, Milano 1808, pp. 97 ss.), il C. morì intorno al 1720; l'Orlandi comunque lo nomina come ancora vivo nell'edizione veneziana dell'anno 1719 del suo Abecedario (p. 37).
Fonti e Bibl.: P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 65; L. Lanzi, Storia pittor. della Italia, Bassano 1795-96, I, p. 574; P. Zani, Encicl. metodica… delle Belle Arti, I, 6, Parma 1820, p. 14; M. Pilkington, A General Dictionary of Painters, I, London 1824, p. 167; H. Voss, The Painter of Architecture, A. C., in The Burlington Magazine, CI(1959), pp. 443 s.; F. Arisi, Gian Paolo Panini, Piacenza 1961, p. 233; B. Kerber, Andrea Pozzo, Berlin 1971, p. 209; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexicon, V, p. 608; E. Bénézit, Dictionnaire des peintres…, II, Paris 1961, p. 318.