CAPRARA, Alberto
Terzogenito del conte Massimo e della contessa Caterina Bentivoglio, nacque a Bologna il 26 nov. 1627. Dopo aver seguito il corso grammaticale, di umanità e di retorica nelle scuole dei gesuiti, compì gli studi di filosofia e di diritto nello Studio pubblico bolognese, addottorandosi inutroque iure, insieme con il fratello Alessandro, il 26 ag. 1647. Mentre questi si trasferì a Roma, avviandosi alla carriera curiale, il C. completò la sua formazione compiendo, secondo la pratica educativa del tempo, un viaggio attraverso alcune città italiane. Ritornato a Bologna, si dedicò a studi letterari; accolto nell'Accademia dei Gelati, nel 1654 ne fu eletto principe, introducendo in tale occasione l'uso delle adunanze accademiche nella propria casa. Fra il 1654 e il 1660 soggiornò a Roma, dove frequentò assiduamente l'Accademia degli Umoristi, e più tardi, nel 1694, fu accettato nell'Accademia che la regina Cristina di Svezia aveva istituito nella propria casa. Durante il suo primo soggiorno romano il C. ricoprì l'ufficio di segretario del cardinale Rinaldo d'Este, curandone gli interessi presso la Curia mentre il cardinale ne era tenuto lontano dal governo del ducato modenese affidatogli dal fratello Francesco I, impegnato in Lombardia nelle operazioni della guerra franco-spagnola.
Dopo il 1660 il C. cominciò a viaggiare per l'Europa come agente personale del cardinale Rinaldo, recandosi ripetutamente in Francia, Germania e Spagna. Il primo incarico nel quale il cardinale impegnò il C. durante la sua permanenza in Francia è da mettere in relazione al viaggio che lo stesso cardinale Estense compì, nel 1661, alla corte di Luigi XIV per ottenere da questo un intervento presso il papa Alessandro VII a favore delle ricorrenti rivendicazioni dei duchi di Modena sul Comacchiese. Il C. si limitò a preparare l'arrivo del cardinale, frequentando gli ambienti della corte a Fontainebleau, ove risiedette per qualche mese dal luglio del 1661. Nell'aprile dell'anno successivo fu inviato a Heidelberg, alla corte dell'elettore palatino del Reno, per sondare la disponibilità del principe Carlo Ludovico a un eventuale matrimonio fra il suo primogenito e la principessa Isabella, sorella del duca Alfonso IV.
Il progetto, sviluppatosi dopo la visita in Francia del cardinal Rinaldo, era stato suggerito dalla corte francese che mirava in tal modo a una politica di avvicinamento all'elettore. Il C. svolse l'incarico affidatogli con prudenza, informando continuamente il cardinale Rinaldo dell'evoluzione della trattativa; egli aveva già affrontato il problema religioso, aveva trattato, sia pur genericamente, della dote e l'insuccesso della sua missione (Isabella d'Este sposò, nel 1664, Ranuccio II Farnese) è da attribuirsi alla perplessità del principe Carlo Ludovico per la differenza di età fra il proprio figlio decenne e la ventisettenne principessa estense.
Il servizio alle dipendenze del cardinal Rinaldo, che si prolungò fino alla morte di questo, avvenuta nel 1672, permise al C. di essere introdotto nelle principali corti europee, favorendolo nello stabilire vantaggiosi rapporti di amicizia con numerosi esponenti del mondo diplomatico e dell'aristocrazia francese e tedesca (durante i suoi numerosi viaggi a Parigi, frequentò con assiduità la principessa de Conti; nel 1670, durante un suo soggiorno a Vienna, fu accolto con simpatia dall'imperatrice Eleonora Gonzaga). Ma la morte del protettore rappresentò per il C. l'inizio di una attività in campo diplomatico ben più importante del ruolo di semplice agente e corrispondente fino allora svolto al servizio di un piccolo Stato italiano. L'opportunità gli fu offerta nel corso di uno dei suoi soggiorni viennesi, durante il quale aveva assiduamente frequentato il generale imperiale Enea Silvio Caprara, di un altro ramo della sua famiglia; questi provvide, nel 1673, a collocarlo presso la corte dell'elettore palatino del Reno che lo impiegò in incarichi di rappresentanza, inviandolo quello stesso anno a complimentarsi con il conte di Monterey, governatore delle Fiandre. Intorno al 1675 il C., che aveva manifestato il desiderio di porsi al servizio dell'Impero, riuscì a realizzare il suo progetto e venne inviato come ambasciatore imperiale a Bruxelles, col compito di mantenere i contatti fra l'esercito e l'imperatore. Nel 1677 gli venne assegnato da Leopoldo I il compito di prendere contatti ad Anversa con il principe Guglielmo III d'Orange e di partecipare alle trattative che si conclusero con l'accordo di pace sottoscritto a Nimega nel 1678. La buona prova offerta dal C. in questa occasione indusse Leopoldo I ad affidargli, nel 1682, un'ambasceria straordinaria a Costantinopoli per rinnovare l'accordo di Vasvár e scongiurare il pericolo di un'alleanza tra i Turchi e i rivoltosi ungheresi guidati da Inire Thököly.
Il 3 marzo 1682 il C. partì da Vienna con un seguito di settantasei persone, tra cui il milanese G. Benaglia, segretario della cifra e diarista del viaggio. Questo si svolse per via fluviale fino a Belgrado, per poi proseguire per via di terra. Nei pressi di Belgrado la comitiva incontrò un ufficiale del Thököly, secondo il quale un accordo era già stato raggiunto fra il capo della rivolta ungherese e il gran visir. Da questo momento nella corrispondenza del C. ricorrono frequentemente giudizi allarmistici sull'inevitabilità della guerra con l'Impero ottomano: "...sempre più cresce il sospetto che vogliano con grand'esercito attaccare. Certo è che qui sono fatte provisioni militari infinite... quelli c'hanno vedute queste cose confermano essere, assai più che nel tempo dell'ultima guerra" (Notizie e carteggio..., c. 10v). Dopo l'incontro col gran visir Kara Mustafà, avvenuto a Costantinopoli all'inizio di giugno, il C. ebbe due incontri con la delegazione turca incaricata della trattativa.
Il C. aveva ricevuto l'incarico di offrire le contee di Liptow e Zatmar in cambio di un accordo per la prosecuzione della pace di Vasvár. Dal canto suo la delegazione turca presentò un vero e proprio Diktat: i confiniungheresi dovevano essere riportati allo status del 1655; il regno d'Ungheria si doveva impegnare a versare al sultano un tributo annuo di 50.000 fiorini; l'imperatore avrebbe dovuto provvedere a disarmare le fortezze di Graz e Leopoldstadt; al Thököly dovevano essere consegnate l'isola e la fortezza di Sikult e altre piazzeforti; ai ribelli doveva essere concesso il perdono e restituiti i beni confiscati. La Porta, consapevole del proprio vantaggio militare, mirava con queste richieste inaccettabili al fallimento del negoziato. Al C. non restò che riferire il rifiuto della corte di Vienna.
Ormai certo dell'inevitabilità di un'offensiva ottomana, il C. si propose di far giungere a Vienna informazioni segrete sui preparativi bellici del nemico, sui movimenti dei contingenti militari, sui successi diplomatici degli ambasciatori del Thököly, inviando corrieri anche in Polonia al conte Carlo di Wallenstein che "intendo essere ambasciatore a quella Dieta, perché procuri di far conoscere ivi lo stato delle cose nostre, ed il loro, dovendo toccare ad uno dopo l'altro (Notizie e carteggio..., c. 129).
Nell'agosto il C. annunciò l'immienza dell'offensiva, poiché già "li Turchi pregavano nelle loro Moschee per il felice incaminamento della guerra" (Benaglia, p. 93), e nell'ottobre segnalò la partenza di Maometto IV e dell'esercito per Adrianopoli. Il C., costretto a seguire il trasferimento della corte ottomana, durante il soggiorno ad Adrianopoli ebbe un ultimo, inutile incontro con la delegazione turca. A Filippopoli il C. registrò l'arrivo di una nuova ambasceria del Thököly, già riconosciuto da Maometto IV come re d'Ungheria e proprio tributario, giunta per perfezionare un comune piano strategico e per convincere Kara Mustafà a rivolgere l'offensiva sulla stessa Vienna.
Nel frattempo il C., affidato alla guardia dei giannizzeri, fu costretto a seguire gli spostamenti dell'esercito: a Essek ottenne una nuova udienza nella quale constatò l'impossibilitá di comporre il conflitto per via diplomatica; da Buda segnalò i vasti movimenti dell'esercito che già convergeva su Vienna; nel luglio ricevette la notizia dell'assedio della città imperiale. Verso la fine dello stesso mese gli venne concesso di lasciare Buda e, aggregato ad un convoglio di vettovagliamenti per gli assedianti, il 5agosto giunse nel campo ottomano. Dopo alcuni giorni venne predisposto il suo trasferimento fra le linee imperiali: il 9 agosto era in Vienna e il 15dello stesso mese raggiungeva la corte imperiale ove riferì l'ultima offerta del nemico, disposto ad abbandonare l'assedio in cambio della cessione di Giavarino. Ma ormai la convergenza degli aiuti militari su Vienna suggeriva all'imperatore di risolvere il conflitto sul piano militare e l'offerta turca non ebbe seguito.
Nel 1684al C. fu assegnata dall'imperatore una missione presso il pontefice per informarlo degli sviluppi del conflitto. Nel 1685tornò a Bologna ove aveva soggiornato spesso dal 1654, allorché aveva iniziato il suo servizio per il cardinal Rinaldo. La risonanza delle sue vicende gli avevano guadagnato la stima e l'amicizia dei più ragguardevoli esponenti della città: anche se gli fu impossibile svolgere un ruolo continuo nella vita politica cittadina, nel 1672e nel 1685 fu eletto Anziano.
Più significativa fu la concessione della "Lectura moralium italico idiomate" presso lo Studio pubblico; questa cattedra di filosofia morale, da leggersi in lingua italiana e ad beneplacitum, per favorire il "concorso di Cavalieri", cui era destinato nelle intenzioni dello stesso C. questo insegnamento, fu di fatto creata per il solo C.: istituita dal Senato nel 1667, gli venne assegnata fin dall'inizio, a lui riservata fino alla morte e soppressa dopo la sua scomparsa. In realtà i molti impegni del C. gli permisero di dedicarsi all'insegnamento universitario per soli sei anni (1667-69, 1672-73, 1688-91).
Richiamato a Vienna da Leopoldo I, che nel frattempo lo aveva insignito della dignità di gentiluomo di camera e nominato consigliere di guerra, nel 1688 il C. partì nuovamente da Bologna, ma giunto a Innsbruck, fu colpito da una paralisi che ne ridusse parzialmente le capacità fisiche. Ritornato in patria, nel 1689 chiese ed ottenne di essere accettato nella Congregazione oratoriana, ma sia per lo stato della sua salute, sia per gli impegni universitari non realizzò mai questo suo proposito.
Morì a Bologna il 20 dic. 1691.
Numerose le sue opere a stampa: S. Franciscus Xaverius sole fulgentior, in Convinctorum nobilium Collegii Sancti Franc. Xav. Carmina..., Bononiae 1640; L'uso delle passioni del rev. Francesco Senò [Senault] tradotto dalla lingua francese nell'italiana, Bologna 1662; Oraz. per l'Immacolata Santissima Concezione di Maria Vergine..., Roma 1663; Seneca della clemenza..., Lione 1664; Seneca della brevità della vita. Parafrasi..., Bologna 1664; Seneca della collera. Parafrasi..., Bologna 1666; La felicità della Polonia nella coronazione alla Sagra Real Maestà di Leonora d'Austria sua regina. Orazione..., Vienna 1670; Che lo studio della filosofla morale è bastante a preservare gli animi umani dalle passioni... Introduzione alle lezioni morali da leggersi nel pubblico Studio dell'università di Bologna, in Prose dei signori accademici Gelati di Bologna, Bologna 1671, pp. 118-32; Consolazione... alla marchesa Olimpia Nari Caprara nella morte di un suo figlio, Vienna 1672; Insegnamenti del vivere a Massimo suo nipote, Bologna 1672 (Si tratta di trenta favole morali di Esopo; il lavoro fu rivisto e corretto da Mario Mariani, dottore dello Studio bolognese); La donna forte. Oratione funebre... per la morte di Margarita d'Austria imperatrice, Vienna 1673; Il disinganno,ovvero il pastore della notte felice, trad. dallo spagnolo, Venezia 1681; I precetti del matrimonio da Plutarco datia Polliano,ed Euridice..., Roma 1684; Relazione del presente governo ottomano, Bologna 1684; Il Chirone itinerante,ovvero istruzione per un aio destinato ad assistere ai viaggi di un giovane principe, Venezia 1688 (in traduzione tedesca, Augsburg 1691); Principio delle lezioni morali... con aggiunta di altre prose, Bologna 1688. Il C. scrisse inoltre due opere rimaste inedite: Situazione de' Paesi Bassi,della Fiandra et Olanda (Bologna, Bibl. univ., ms. 595, Misc. B, n. 28); Considerazioni sopra le vite degli uomini illustri di Plutarco (Bologna, Bibl. univ., ms. 393). Il Fantuzzi (III, p. 107) ricorda inoltre la Relazione della magnifica pompa seguita ne' sponsali del Re Cristianissimo con l'Infanta di Spagna..., del giugno 1660.
Fonti e Bibl.: La corrisp. fra il C. e il cardinal Rinaldo d'Este è attualmente conservata nell'Arch. di Stato di Modena. Si tratta di alcune centinaia di lettere, ordinate cronologicamente ed inserite in 12 diverse buste, scritte fra il maggio 1653 ed il luglio 1673, da Bologna, Parma, Venezia e da diverse località della Spagna, Francia, e dell'Impero. Arch. di Stato di Modena, Cancelleriaducale,Ambasciatori agenti e corrispondenti estensi, buste nn. 9, 10, 15, 60, 101, 105, 109, 122, 125, 129, 133, 134; Carteggio e docum. di particolari,C. A., 1651-1687; Arch. di Stato di Bologna, Senato-Reggimento,Liber partitorum 39, cc. 37v, 40v, 118v; Assunteria di Studio, busta 5, fasc. 21, Attestazione notarile dell'addottoramento di A.C.; Bologna, Archivio arciv., Liber baptizatorum 1627-1628, c. 197; Ibid., Bibl. comunale, ms. B. 1443: Viaggio in Francia. Costumi e qualità diquei paesi di Eurillo Battisodo [pseud. di Sebastiano Locatelli], cc. 116v ss.; Ibid., Biblioteca universitaria, ms. 394: Notizie e carteggio dell'operato del conte A. C. inviato straordinario dell'imperatore Leopoldo I alla Porta Ottomana nell'anno 1682; ms. 770: A. F. Ghiselli, Memorie antiche manuscritte di Bologna, XXXVII, c. 505; L, c. 512; ms. 4207: C. Montefani-Caprara, Delle famiglie bolognesi, XXII, ad vocem; Ibid., Bibl. Ambrosini, pp. 247 (6634): lettera del 5 ag. 1676 del C. al nipote. La sintesi biografica e bibliogr. più completa è quella di G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna 1783, III, pp. 101-107. Cfr. inoltre: P. S. Dolfi, Cronol. delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 242; Mem., imprese,e ritratti de' signoriaccademici Gelati di Bologna, Bologna 1672, pp. 27 s.; G. Benaglia, Relaz. del viaggio a Costantinopoli del sig. conte A. C. …, Bologna 1684; G. B. Pacichelli, Memorie de' viaggi per l'Europachristiana,scritte a diversi in occas. de' suoi ministeri Napoli 1685, I, p. 460; A. Benetti, Viaggioa Costantinopoli di Gio. Batt. Donado…, Venezia 1688, I, p. 211; P. Garzoni, Storia della Repubbl. di Venezia in tempo della sagra Lega contro Maometto IV e tre suoi successori, Venezia 1705, I, pp. 12 s.; C. Contarini, Istoria della guerra diLeopoldo I imperadore,e de' principi collegati, Venezia 1710, I, pp. 73-98, 141; P. A. Orlandi, Notizie degli scritt. bolognesi..., Bologna 1714, p. 41; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, Venezia 1734, II, pp. 66 s.; J. von Hammer, Storiadell'Impero Osmano, Venezia 1831, XXIII, pp. 78 ss.; S. Mazzetti, Repert. di tutti i professori..., Bologna 1848. pp. 83 s.; P. Amat di S. Filippo, Studi biogr. e bibl. …, Roma 1882, I, pp. 430 ss.; L. Rossi, Gli scrittori polit. bolognesi, Bologna 1888, pp. 187 ss.; U. Dallari, I rotuli dei lettori..., Bologna 1891, III, 1, pp. 35-155; L. A. Gandini, Il principe Foresto d'Este nell'armata cesarea..., Modena 1893, pp. 21-24; L. von Pastor, Storia dei papi, XIV, parte 2, Roma 1932, p. 98; L. Simeoni, Storia dell'univers. di Bologna, II, L'età moderna, Bologna 1940, ad Ind.; A. M. Trivellini, Ilcardinale Fr. Buonvisi nunzio aVienna, Firenze 1958, pp. 48, 63.