AIDIN (A. T., 90)
Città dell'Anatolia, detta dai Turchi Āidīn Güzel Ḥiṣār ("la bella fortezza di Aidīn"), capoluogo di vilāyet. Essa conta trentamila abitanti, e si divide in città alta e bassa. L' abitato è percorso da un torrentello (Ṭabaq Ciāi), che versa le sue acque nel Meandro (Menderes). Dista da Smirne circa km. 130 di ferrovia, ed è un centro agricolo e industriale importante. Produce gelso, tabacco, liquerizia, fichi, uva sultanina, cereali; assai reputate sono le sue lane. La città possiede una fabbrica per la produzione del succo di liquerizia; esperte maestranze vengono impiegate negli stabilimenti cotonieri; nelle concerie, nelle fabbriche di tappeti. Āidīn ha importanza inoltre per la produzione di olio d'oliva, per il legname da costruzione e per i minerali (antimonio, manganese, arsenico, ligniti, ecc.).
I dintorni. - A un'ora e mezza di ferrovia da Āidīn è Nāzillī, importante per la coltura del cotone e dei fichi; ma vi si coltivano largamente anche gli agrumi, la vite, l'olivo. La ferrovia corre sempre sulla riva destra del Meandro, poi s'inoltra a sinistra nella valle del Ciürük su l'antica Lycus presso Serāi Köi, grosso villaggio nel vilāyet di Deñizlī, che pure raccoglie cotone. A sinistra, ai piedi della montagna, si trovano le rovine e le famose cascate pietrificate di Ierapoli (v.) dovute ad un'acqua satura di carbonato di calce, che si deposita in mirabili concrezioni, ricoprendo per un'altezza di 100 m. il fianco della montagna. Non lungi da quelle di Ierapoli sono le rovine di Laodicea ad Lycum (v.).
Storia. - Āidīn sorge presso le rovine dell'antica Tralles (v.), che occupava l'altipiano a N. della città: vi si osserva ancora oggi un arco di trionfo di origine romana. Essa prende nome dal fondatore della dinastia a cui deve la sua origine (sec. XIII) e che dapprima governatore della regione per conto dei sultani selgiūqidi, se ne rese signore indipendente. È specialmente memorabile la spedizione che contro Āidīn, per ordine dell'imperatore Andronico II, intraprese il celebre venturiero catalano Roggero da Flor con i suoi Almogaveri (v.).
Dopo la morte di Moḥammed, figlio di Āidīn, il suo vasto dominio si spezzò: Smirne toccò ad uno dei suoi figli, Altoluogo (Hagios Theológos, Efeso), ad un altro; Āidīn al terzogenito, Suleimān. Ma la divisione diminuì la potenza della famiglia, che soggiacque ai Turchi Osmani. Contro di loro fu invocato l'aiuto di Tīmūr lo zoppo (Tamerlano), che, dopo la vittoria di Angora, fatto prigioniero il sultano Bajazet (Bāyazīd), ristabilì la dinastia turcomanna sul trono. La morte del grande conquistatore tartaro segnò la fine dell'indipendenza della regione, che cadde tutta in potere dei Turchi. Dal sec. XV al XX, la storia di Āidīn non ha importanza: solo è da ricordare qualche incursione di marinai cristiani (cavalieri di Malta, cavalieri di Santo Stefano, ecc.) contro le sue coste, nel XVII secolo.
Dopo la guerra mondiale il congresso di Versailles aveva assegnato ai Greci tutta la zona, contro i patti di San Giovanni di Moriana, che avevano dato affidamento all'Italia. Āidīn fu presidiata da forze elleniche che furono sorprese e battute dai Turchi. Ricevuti rinforzi (1921), i Greci ripresero Āidīn, anzi, avendo sconfinato nell'inseguimento del nemico, vennero in conflitto con le forze italiane battaglione bersaglieri e 34° reggimento fanteria) presidianti la regione del Meandro. La sconfitta totale dei Greci restituì Āidīn al governo turco di Muṣṭafà Kemāl pascià, quale fu riconosciuto col trattato di Losanna del luglio 1924.