AGO (dal lat. acus, della stessa famiglia di acer, acutus; fr. aiguille; sp. aguja; ted. Nadel; ingl. needle)
In origine strumento adatto a far passare un filo attraverso i tessuti per cucirli, consistente in una sottile verghetta di acciaio provvista a un estremo di una punta aguzza e all'altro di un foro detto cruna. Questo termine si usa per designare altri oggetti che abbiano una maggiore o minore rassomiglianza con l'ago da cucire, ma che servono a tutt'altro impiego, come p. es. l'ago della bussola (v. ago magnetico), l'ago di una siringa, l'ago dello scambio di rotaie, ecc.
Nei tempi preistorici già si usavano aghi per cucire le pelli ed erano fatti di ossi o spine di pesce od avorio; talora la cruna anziché essere un foro era come un uncino molto stretto; si fecero poi aghi di bronzo; in Europa gli aghi di acciaio sarebbero stati introdotti dagli Arabi e si dice che nel 1370 venissero fabbricati a Norimberga.
Centri principali per la produzione industriale di aghi da cucire in Europa sono Redditch nel Worcestershire (Inghilterra) ed Aquisgrana in Germania. Negli Stati Uniti non è sviluppata che la produzione di aghi per macchine da cucire.
Fabbricazione degli aghi. - Come materia prima si usa del filo d'acciaio al crogiuolo (al 0,8-1,2% di carbonio), che viene tagliato in verghette di lunghezza doppia di quella dell'ago da produrre; servono a ciò macchine provviste di 4-8 aspi, ove è avvolto il filo, e di dispositivi che raddrizzano e tagliano nella misura fissata 4-8 fili alla volta; produzione oraria fino a 100.000 verghette. Un ulteriore raddrizzamento si ottiene serrando in fascio fino a 30.000 verghette, per mezzo di 2 robusti anelli di ferro, riscaldando al rosso tale fascio, pressandolo ed arrotolandolo fra due placche di ferro sovrapposte, munite di scanalature entro cui si adagiano i due anelli.
Si fanno poi le punte alle due estremità della verghetta; a mano, usando tenaglie speciali che prendevano parecchie verghette per volta, un operaio esperto arrivava a lavorare 100.000 aghi al giorno; ora a tale scopo (e non sempre, pare, con notevole economia) si impiegano macchine; una di esse risulta di una mola colla fascia non piana ma concava (B in fig.1), di arenaria o smeriglio; le verghette sono tenute appoggiate contro di essa, con giusta inclinazione, da un disco che ha la fascia guarnita di caucciù o di cuoio; esse scendono dalla tavola d'alimentazione M e vengono portate e compresse contro la mola del disco I, che fa un giro al minuto mentre la mola ha una velocità di 45 m. al secondo. Appuntite ad una eatremità le verghette si ripassano alla macchina per farvi l'altra punta (produzione oraria 30.000 aghi). Per fare le due crune nella parte centrale della verghetta si usano punzonatrici; per la buona conservazione del punzone occorre che le verghette vengano prima pulite: si usano per ciò pulitrici a nastro smerigliato. La fig. 2 indica come funzioni una punzonatrice: H è il serbatoio di verghette, J sono le ruote accoppiate, a tacche, che portano le verghette in B, dove uno stampo D, in acciaio di speciale durezza, battendo nel mezzo di ogni verghetta vi foggia le due teste di ago, cioè la parte un po' appiattita ed allargata dove è l'occhiello o cruna propriamente detta. Questa è ottenuta con un'altra punzonatrice provvista di dispositivo che, avvalendosi dell'intaccatura formata a metà delle verghette fra le due teste d'ago, la mantiene in posizione idonea, cioè ben centrate; produzione giornaliera circa 70.000 verghette.
Ad eliminare le sbavature lasciate dalla punzonatura, le verghette vengono passate a pulitrici. Ciò si fa, sia dopo averle dimezzate, sia lasciandole intere ed infilandole a 80-100 pezzi per volta su filo metallico, per maneggiarle più agevolmente. Il materiale viene quindi sottoposto a tempra, riscaldandolo al rosso ciliegia in cassette di lamierino (capacità 10-15 kg.) in forni a fiamma riducente (per impedire l'arrugginimento), e buttando in bagno d'olio mantenuto freddo. Alla tempera segue una ricottura, per ottenere il grado voluto di durezza, ecc.; per ciò gli aghi portati da un nastro continuo passando sopra fiamme a gas, vengono riscaldati più debolmente e raffreddati più lentamente che per la tempera; di solito la testa degli aghi, perché non riesca troppo fragile, è ricotta a color turchino.
Un trattamento caratteristico è quello usato per dare il liscio alla superficie degli aghi; questi sono disposti su tele robuste rinforzate con bacchette d'acciaio stratificandoli con sabbia di quarzo o con smeriglio inumidito di olio; avvolte le tele, esse si pongono per 10-36 ore in una macchina dove vengono compresse ed arrotolate con movimento di va e vieni; tale operazione viene ripetuta più volte sfacendo ogni volta le balle e lavando gli aghi con sapone e segatura, e sostituendo in fine all'abrasivo cenere di stagno e crusca.
Fatta la cernita degli aghi difettosi (che vengono trattati a parte), si procede alla rettihica della cruna con politrice a spazzola metallica o con filo d'acciaio e poi alla politura definitiva passandoli fra rulli coperti di pelle, che, pur ruotando sul proprio asse, hanno anche movimento di va e vieni lungo l'asse. Gli aghi per macchina da cucire vengono prodotti press'a poco come quelli per cucire a mano; però, essendo la cruna all'estremità appuntita, le verghette sono tagliate addirittura nella lunghezza definitiva.
Vi sono aghi di forme diverse per usi speciali; p. es. quelli per cucire pelli differiscono sia per la forma della testa, sia perché invece di una cruna ad occhiello l'hanno a mo' di uncinetto. Per talune macchine da cucire (p. es. per sacchi) vi sono aghi a forma di spirale cilindrica.