AGNESE (Agnesina) di Saluzzo
Figlia di Bonifacio di Saluzzo e di Maria la Sarda, sorella quindi di Manfredi III, fu chiamata, solitamente, Agnesina per distinguerla dalla zia Agnese, moglie del giudice di Torres. Il 29 apr. 1213 negli accordi stipulati nel castello di Saluzzo tra Tomaso I di Savoia e Manfredi II, quest'ultimo si impegnò a dare in sposa la nipote, allora non più che decenne (le nozze dei suoi genitori avevano avuto luogo nel 1202), al quindicenne Amedeo di Savoia, il futuro Amedeo IV. Il matrimonio non fu mai celebrato. A. scompare dai ricordi storici verso il 1220.
Qualora Amedeo fosse morto prima della celebrazione del matrimonio, fu pattuito che lo avrebbe sostituito nelle nozze il fratello Umberto, in sua mancanza un altro fratello, ma sempre l'erede e successore del conte di Savoia. Allo sposo, A. avrebbe portato in dote metà dei domini dell'avo: Roncaglia e Fontanile, metà di Barge e di Revello con tutta la valle del Po (esclusa Envie, feudo di Guido da Piossasco), Saluzzo, Brondello, Verzuolo, Felicetta, Centallo, metà di Venasca con Piasco e Costigliole, Villa, Romanisio, il feudo di Rufino da Sarmatorio e tutto quanto il marchese Manfredi possedeva sulla sinistra del Tanaro e sulle rive della Stura. I castellani delle terre assegnate come dote ad A., avrebbero dovuto subito giurare fedeltà alla loro futura signora, al suo sposo ed al conte di Savoia.
A. è ricordata nel sirventese di Albertet de Sisteron "En amor trob tantz de mais seignoratges", probabilmente posteriore al 1219, con questi versi, tra le lodi per altre gentildonne italiane: "De Salussa non vuoil que N'Agnesina / Mi ritenga per son entendedor" (vv. 29-30). Èricordata anche nel sirventese "Tant es d'amor honratz sas seignoratges" di Aimeric de Belueney così: "De Salussa la bella N'Agnesina / fassa est clam a son entendendor". Sappiamo, inoltre, che una "midons Agnesina" fu eletta giudice in una tenzone fra il trovatore Rofin e "domna H", e che una "n'Aineseta" fu eletta da Sordello a giudice di una sua tenzone con Guilhem de la Tor, ma che si tratti, in questo secondo caso, proprio di A. - o anche della zia - è negato dal De Bartholomaeis il quale argomenta (cfr. Studi Romanzi e Poesie provenzali)che Sordello non avrebbe potuto incontrare a Saluzzo, dove giunse nel 1225, l'Agnese moglie del giudice di Torres, zia di Agnesina, morta nel 1223-1224; né si potrebbe pensare alla stessa Agnesina in quanto in tutti i mss. quest'ultima è chiamata "Aniesina" (Agnesina) e mai Agnesetta.
Fonti e Bibl.: Historiae Patriae Monumenta, Chartae, II, Augustae Taurinorum 1853, coll. 1277-1279; Cronaca di Saluzzo di G. Della Chiesa, ibid., Scriptores, III, Augustae Taurinorum 1848, coll. 888, 889, 902; C. Muletti, Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città ed ai marchesi di Saluzzo, II, Saluzzo 1829, pp. 56,178; O. Schultz-Gora, Die provenzalischen Dichterinnen, Leipzig 1888, p. 14; D. Carutti, Regesta comitum Sabaudiae marchionum in Italia, Torino 1889, p. 162, n. 438; A. Tallone, Regesto dei marchesi di Saluzzo, Pinerolo 1906, p. 57,n. 182; V. De Bartholomaeis, Il sirventese di A. de Peguilhan "Lifol e il put e il filol", in Studi Romanzi, VII (1911), pp. 307-309; Id., Poesie provenzali storiche relative all'Italia, II, Roma 1931, in Fonti per la Storia d'Italia, LXXII, pp.17 n. 29, 21-24; F. Cognasso, Tommaso I ed Amedeo IV, Torino 1940, I, pp. 361-362; II, pp. 170-171.