AGLIARDI, Alessio, il Vecchio
, il Vecchio. Ingegnere e architetto, nato ad Arcene (Bergamo) verso la metà del sec. XV: nel 1443, se è esatta la notizia di P. Spino secondo la quale l'A. avrebbe avuto 32 anni alla morte del Colleoni (1475).
Nei documenti coevi è variamente nominato: "Alexius bergomensis" lo chiama Luca Pacioli nel libro V dei suoi Elementi di Euclide; analogamente, in lettere del duca di Milano Ludovico il Moro, lo si chiama "nobilem in architectura magistrum Alexium Arcensem, civem bergomatem"; ma egli stesso si sottoscrive in una relazione al senato veneto col nome di "Alexius de Aleardis", cui corrisponde il cognome Agliardi, ancor oggi vivo ad Arcene.
Amico di Bartolomeo Colleoni, ebbe una parte notevole nelle vicende che condussero alla costruzione della cappella Colleoni a Bergamo. Egli era, infatti, amministratore della Misericordia (febbraio 1472-marzo 1473), quando il Colleoni decise la demolizione della sacrestia di S. Maria Maggiore, che dipendeva appunto dalla Misericordia; fu poi tra coloro che si recarono a Malpaga per esporre al Colleoni le lagnanze della confraternita, ottenendone l'assicurazione che avrebbe provveduto alla ricostruzione della sacrestia. Il Colleoni inoltre gli affidò lavori, nominandolo nel suo testamento (1475) podestà perpetuo del territorio di Malpaga e dei castelli che ne dipendevano.
Al servizio della Repubblica veneta, costruì a Bergamo negli anni 1481-82 il canale detto "Seriola del Raso"; passo poi a Venezia, ove, tra il 1488 ed il 1495, eseguì lavori in San Marco e realizzò opere idrauliche, di cui la maggiore fu la regolazione della foce del Brenta.
Per controversie nate più tardi sopra il fiume Adda, che segnava il confine tra il ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, l'A. fu da quest'ultima inviato a trattare e discutere opere di derivazione idraulica.
Nel 1502 veniva assunto stabilmente per i lavori sul Brenta dal Magistrato delle Acque, che lo dichiarava "homo di somma integrità e di scienza". L'anno dopo, richiesto del suo parere per l'arginatura del Piave, si trova in contrasto con fra' Giocondo da Verona, appositamente chiamato dalla Repubblica veneta.
L'A. è ricordato poi a varie riprese a proposito di lavori di scavo del nuovo alveo del Brenta (1504-1506), conclusi, poco dopo il 1507, sul tracciato diretto dall'A., in contrasto, ancora una volta, con i piani di lavoro proposti da fra' Giocondo.
Durante il suo servizio presso la Repubblica, fu più volte richiesto del suo consiglio, come tecnico, specialmente in questioni di architettura: così nel 1482, a Bergamo, durante la costruzione della nuova sagrestia, che si stava erigendo presso la chiesa di S. Maria Maggiore, in sostituzione di quella distrutta, come s'è già detto, dieci anni prima dal Colleoni. Circa la notizia che, nel luglio 1490, il duca di Milano Gian Galeazzo Sforza lo avesse chiamato, dopo aver chiesto ed ottenuto il consenso del doge Agostino Barbarigo, per avere il suo parere intorno alla costruzione del tiburio del duomo di Milano, essa non sembra attendibile, in quanto in quello stesso periodo di tempo tutta l'impresa per la costruzione del tiburio fu affidata a Giovanni Antonio Amadeo. Nel gennaio 1493 veniva richiesto da Francesco Gonzaga, duca di Mantova, come risulta da una lettera a Bonifazio, marchese del Monferrato; dalla stessa lettera si ricava inoltre che Bonifazio, figlio dell'A., era anch'egli ingegnere e in quell'anno al servizio del marchese del Monferrato.
Dopo la conclusione dei lavori del nuovo alveo del Brenta non risultano altre notizie su di lui.
Bibl.: E. Fornoni, Manoscritto presso la Curia di Bergamo; L. Pacioli, Elementi di Euclide, Venezia 1509, libro V; P. Spino, Vita e fatti di Bartolomeo Colleoni, Venezia 1569, p. 249; D. Calvi, Campidoglio dei Guerrieri, Milano 1668, pp. 95-96; C. Colleoni, Historia quadripartita, I, VIII, p. 400; D. Calvi, Effemeridi bergamasche, Milano 1677, p. 461; F. M. Tassi, Vite dei pittori, scultori e architetti bergamaschi, II, Bergamo 1793, p. 196 (col nome di Alessio Aliardi); T. Temanza, Vite dei più celebri Architetti e Scultori veneziani, I, Venezia 1778, pp. 64, 66, 68; P. Locatelli, Illustri bergamaschi, III, Bergamo 1879, pp. 218-223; B. Zendrini, Memorie storiche dello stato antico e moderno delle Lagune..., Padova 1811, I, pp. 140, 164; II, p. 275; B. Belotti, Studi colleoneschi, Milano 1939, pp. 333-354; Id., Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, II, Milano (s.d., ma 1940), pp. 99 e 363 (ove erroneamente si distingue Alessio Agliardi da Alessio Arcense); Antichi scrittori di Idraulica veneta, a cura di R. Cessi, I, Venezia 1919, pp. 42, 67, 101, 147. Per la partecipazione dell'A, alle discussioni sul tiburio del duomo di Milano si veda F. Malaguzzi Valeri, Il Duomo di Milano nel Quattrocento, in Repertorium für Kunstwissenschaft, XXIV (1901), pp. 98-101 (ove l'A. è chiamato Alessio Arcense, ma le notizie che di lui si danno, sulla base di documenti d'archivio, circa la sua attività relativa al nuovo alveo del Brenta, lo identificano indubbiamente con Alessio Agliardi); Id., G. Antonio Amadeo, Bergamo 1904, pp. 147 ss.; E. Arslan, L'architettura milanese nella seconda metà del Quattrocento, in Storia di Milano, VII, Milano 1956, p. 674. Per i rapporti con i Gonzaga di Mantova si vedano le lettere del gennaio 1493 in A. Bertolotti, Architetti ingegneri e matematici in relazione coi Gonzaga signori di Mantova nei secoli XV, XVI e XVII, Genova 1889, p. 225; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, p. 261, sub voce Alessio Arcense, e p. 287, sub voce Aliardi, Alessio.