FERRATA, Adolfo
Nato a Brescia, da Siro e da Angelina Micovich, il 26 apr. 1880, studiò medicina e chirurgia nell'università di Parma, ove si formò alla scuola di due illustri maestri, A. Riva e L. Zoja.
Il Riva, già aiuto di L. Concato, dal quale aveva ereditato l'allora innovativa concezione di coniugare il metodo anatomo-clinico all'interpretazione fisio-patologica dei fenomeni morbosi e alla verifica sperimentale, aveva impresso una svolta decisiva alla clinica medica italiana con il suo orientamento prevalentemente flinzionale e biochimico. Lo Zoja, suo allievo nella clinica medica di Parma, per desiderio del maestro si era perfezionato nei laboratori di chimica fisiologica di Basilea e di Berlino, e dal igoi aveva ricevuto l'incarico dell'insegnamento, nell'ateneo parmense, della microscopia e della chimica clinica. In questo ambiente ebbe origine il peculiare orientamento clinico del F., basato da un lato sull'esame attento e scrupoloso del malato, dall'altro sull'interpretazione dei dati forniti dal laboratorio e dall'osservazione microscopica come inizio e guida del procedimento diagnostico. La buona disposizione alla ricerca morfologica che il F. nei primi anni del corso di laurea aveva potuto acquisire alla scuola di anatomia di L. Tenchini, la quale gli aveva consentito ancora studente di pubblicare alcuni lavori dimostrativi della tendenza a interpretare in senso funzionale i reperti istologici (Alcune particolarità istologiche sulla capsula del Bowman in via di sviluppo, in Rend. dell'Ass. medico-chirurgica di Parma, IV [1903], pp. 25 ss.; Contributo allo studio della fisiologia del rene: ricerche microscopiche, in La Riforma medica, XIX [1903], pp. 872-875), fu decisiva per la sua formazione.
Conseguita la laurea nel 1904, il F. rimase ancora nella clinica medica di Parma, quindi si recò a Berlino, ove frequentò il laboratorio di J. Morgenroth e la clinica medica di A. Pappenheim: il Morgenroth, patologo e collaboratore di P. Ehrlich, il fondatore della chemioterapia e delle basi scientifiche dell'istologia che per primo aveva introdotto i metodi di colorazione dei preparati di sangue, era noto per i suoi studi sui fenomeni immunitari; il Pappenheim, che era stato allievo di R. Virchow, il grande patologo cui si doveva l'enunciazione della teoria della patologia cellulare e la scoperta delle leucemie, era un distinto studioso della fisiologia e della patologia del sangue. Alla loro scuola il F. plasmò definitivamente la sua personalità di clinico e di studioso e individuò con certezza il settore privilegiato di ricerca.
L'indirizzo morfologico-funzionale del F., già evidente nei suoi primi lavori (Sul nucleolo della cellula nervosa, in Rend. dell'Ass. medico-chirurgica di Parma, VI [1905], pp. 47-55; Sull'anatomia, sullo sviluppo e sulla funzione del rene, in Arch. ital. di anatomia e di embriologia, IV [1905], pp. 505-550, particolarmente importante, perché conteneva una delle prime precisazioni del significato funzionale della capsula del Bowman e la dimostrazione istologica della continuità dei rivestimenti epiteliali parietale e viscerale di tale forinazione; Rapporti tra nucleolo, nucleo e granulazioni del protoplasma, in Monitore zoologico ital., XVIII [1906], pp. 326 s.), ebbe poi modo di affinarsi ed esprimersi nettamente nel periodo berlinese, quando cominciarono i suoi studi sul sangue con i metodi biochimici e con le colorazioni panottiche. In una ricerca eseguita mediante dialisi nel laboratorio del Morgenroth poté cosi dimostrare la divisibilità del complemento emolitico in due frazioni, delle quali una in grado di passare nel sedimento delle sieroglobuline, l'altra di rimanere in soluzione (Die Unwirksamkeit der komplexen Hämolysine in salzfreien Lösungen und ihre Ursache, in Berliner klinische Wochenschrift, XLIV [1907], pp. 366-369); mentre dava inizio alla serie di osservazioni sulla morfologia e sulle proprietà tintoriali delle cellule del sangue circolante e degli organi emopoietici, che gli avrebbero consentito più tardi di giungere a risultati di grande rilievo (Ueber die plasmosomischen Körper und über metachromatische Färbung des Protoplasmas der uninucleären Leukocyten im Blut und im der blutbilden Organon, in Virchow's Archiv für pathologische Anatomie und Physiologie und für klinische Medizin, CLXXXVII [1907], pp. 351-360; Ueber die Klassifizierung der Leukozyten des Blutes, in Folia haematologica, V [1908], pp. 655-674; Können die Polynucleären des Blutes abstammen?, ibid., pp. 160-164).
Conseguita nel 1908 la libera docenza, il F. fu poi aiuto di P. Castellino presso la clinica medica dell'università di Napoli, ove organizzò e iresse il laboratorio di ematologia, . Ceriodo risale il suo incontro casuale con G. Di Guglielmo, che fu il primo dei suoi allievi e con il quale doveva dividere la paternità della clinica ematologica italiana. Dopo aver prestato volontariamente il servizio militare nel periodo 1915-1918, fu incaricato dell'insegnamento della patologia speciale medica nel 1921-22 nell'università di Messina e nel 1923-24 in quella di Siena. Nel novembre del 1924 fu chiamato all'università di Pavia, ove gli venne conferito l'incarico dell'insegnamento della clinica medica lasciato vacante dallo Zoja, trasferito all'università di Milano. Vincitore del concorso per la cattedra di clinica medica all'università pavese nel 1925, nel 1928 con i voti unanimi della commissione giudicatrice ottenne la stabilità e a Pavia rimase fino alla conclusione della sua carriera accademica.
Il F. fu autore di approfonditi e interessanti studi in vari campi della clinica medica e dette alle stampe numerose pubblicazioni. Tra i settori che furono oggetto preferito delle sue ricerche si possono individuare la clinica delle malattie renali, delle endocrinopatie e della tubercolosi, e soprattutto l'ematologia, principalmente per quanto riguarda la genesi delle cellule ematiche.
Si possono ricordare, come significativi dei suoi interessi scientifici preferiti, i seguenti lavori: La cura del morbo di Flajani-Basedow, in Il Morgagni, LXVII (1925), pp. 1473-1488; Sulle nefrosi lipoidee, in Boll. della Soc. medico-chirurgica di Pavia, XXXVIII (1925), pp. 497-502; Terapia generale del morbo di Flajani-Basedow, in La Clinica chirurgica, XXIX (1926), pp. 184-195; Le malattie delle ghiandole endocrine, in Tratt. ital. di medicina interna, a cura dell'Ist. biochimico ital., III, Milano 1931, pp. 833-916; Tubercolosi miliare, in Tratt. della tubercolosi, dir. da L. Devoto, II, ibid. 1931, pp. 761-782; Le ematurie. Diagnosi e terapia, in Arch. ed atti della Soc. ital. di chirurgia, XXXVII (1931), pp. 401-450; La terapia delle sindromi ipertiroidee, in Attualità di terapia medica, I, Milano 1937, pp. 67-74; Tubercolosi renale, in Le nefropatie. Manuale per medici e studenti, Bergamo 1940, pp. 348-366, in collaborazione con A. Fieschi.
Ma, come si diceva, l'ematologia rappresentò il campo di studi assolutamente privilegiato del F., ove condusse le più interessanti ricerche, i cui risultati dovevano assumere la massima rilevanza nella comunità scientifica intemazionale. Le sue prime indagini riguardarono la genesi delle cellule ematiche e si conclusero in modo allora sorprendente. Per comprendeme il significato occorre ricordare che all'epoca si riteneva che tutte le cellule del sangue derivassero, attraverso forme di passaggio, da un unico progenitore, il linfocito; lo stesso Ehrlich, il quale utilizzando i suoi metodi di colorazione istologica aveva descritto le granulazioni all'intemo dei globuli bianchi, era convinto che le grandi cellule mononucleate del sangue circolante altro non fossero che uno stadio evolutivo verso i polinucleati. Si deve alle ricerche morfologiche del F. e del Pappenheim la sicura dimostrazione che l'elemento progenitore immaturo dal quale derivano tutte le cellule ematiche è una cellula diversa dal linfocito, anche se a questo somigliante, che essi chiamarono inizialmente linfocidocito e che più tardi il F. denomino emocitoblasto, termine ancora oggi usato; e che i grandi mononucleati del sangue circolante fanno parte in realtà di una linea cellulare a sé stante, quella dei monociti (Ueber die verschiedenen lymphoiden Zellformen des normalen und pathologischen Blutes, mit speziellen Berücksichtigung der grossen Mononucleären zu Lymphoidezellen, in Folia haematologica, X[1910], pp. 78-208, in collaborazione con A. Pappenhem).
Proseguendo le sue indagini sul sangue e sugli organi emopoietici in condizioni normali e patologiche, ed estendendo le sue osservazioni all'emopoiesi del periodo embrionale, il F. giunse poi a formulare quella che doveva essere conosciuta come teoria neounitarista del processo emopoietico e risultare la più accreditata: la derivazione di tutte le cellule più immature delle varie serie ematiche da un'unica cellula totipotente, di natura istioide, che chiamò emoistioblasto, e che fu presto denominata cellula di Ferrata; lo svolgimento del processo emopoietico in tutto il mesenchima nel primo periodo embrionale, la sua successiva localizzazione solo in alcuni organi (fegato, milza, linfonodi), quindi il suo confinamento, dopo la nascita, nel midollo osseo e nei linfonodi con possibilità, però, che in seguito a stimoli di varia natura il sistema emoistioblastico inattivo riacquisti la sua attività emopoietica (Origine delle cellule del sangue nell'embrione e nell'adulto, in Atti del 1ºCongr. intern. dei patologi..., I, Torino 1912, pp. 137-144; La morfogenesi dei leucociti in condizioni normali e patologiche, in Lo Sperimentale, LXVII [1913], Suppl., pp. 346-355; Cellule istioidi (emoistioblasti) e loro derivati nel sangue circolante, in Arch. per le scienze mediche, XLII [1919], pp. 109-122, in collaborazione con E. M. Franco; Emoistioblasti e monociti nella milza malarica, in Haematologica, I[1920], pp. 243-259, in collaboraz. con V. de Negreiros-Rinaldi; Les cellules sanguines de la période préhépatique chez l'embryon de cobaye. Importance de l'étude des premières formes sanguines pour la pathologie du sang, in Comptes rendus hebdomadaires des séances et mémoires de la Société de biologie et de ses filiales, LXXV [1923], pp. 437-440, in collaborazione con N. A. Micheli). Il successivo perfezionamento della caratterizzazione morfologica delle cellule ematiche, basata prevalentemente su criteri biologici e funzionali, ha portato a modificare in parte la concezione originale del F., pur se le moderne ricerche hanno potuto confermare l'esistenza di una cellula pluripotente in grado di evolvere verso cellule unipotenti già indirizzate verso l'ulteriore differenziazione: l'attuale nomenclatura non accoglie più il nome emoistioblasto, bensì quelli di stem cell e di stem cell committed.
Il F. fu autore di ricerche in tutti i settori dell'ematologia, ai quali recò notevoli contributi morfo-funzionali e clinici: sulle piastrine (Sul significato morfologico delle piastrine, in Folia clinica, chimica et microscopica, II[1910], pp. 313-335);sui globuli rossi e sulle sostanze in essi dimostrabili nell'eritropoiesi normale e patologica (Ueber die basophilen Substanzen, welche im der Erythroblasten und Erythrocyten im frischen und im fixierten Trockenpräparaten enthalten sind, in Folia haematologica, X[1910], pp. 451-458, in collaborazione con S. Boselli; Sul significato clinico ed anatomico delle sostanze basofile dei corpuscoli rossi, in Boll. della Soc. medica di Parma, s. 2, III [1910], pp. 90-97, in collaborazione con lo stesso; Rapports entre la substance granulo-filamenteuse (coloration vitale) et la polychromatophilie (préparations à sec) des erytroblastes et des érytrocytes, in Archives italiennes de biologie, LV [1911-12], pp. 162-171, in collaborazione con G. Viglioli; Sulle cellule linfoidi a tipo proeritroblastico e promegaloblastico nell'embrione, nell'animale adulto, in condizioni normali e patologiche, in IlTommasi, VIII [1913], pp. 549-555; Ueber die lymphoiden Vorstufen der hämoglobinhaltigen Normoblasten und Megaloblasten beim Embryo und beim Erwachsenen im normalen und pathologischen Zustand, in Virchow's Archiv für pathologische Anatomie und Physiologie und für klinische Medizin, CCXV [1914], pp. 77-89., in collaborazione con U. de Negreiros-Rinaldi; Sulla sostanza granulo-filamentosa dei globuli rossi, in Haematologica, IX [1928], pp. 207-210);sull'anemia perniciosa (Sulla patogenesi e sulla natura sistematica delle anemie a tipo pernicioso, in Atti della R. Acc. medico-chirurgica di Napoli, LXXIII [1919], pp. 299-309; Sulla patogenesi e sulla essenza delle anemie a tipo pernicioso, in Haematologica, I [1920], pp. 48-60; La teoria epatica e suo probabile meccanismo d'azione nelle anemie a tipo pernicioso, in Boll. della Soc. medico-chirurgica di Pavia, XLIII [1929], pp. 171-182);sulle leucemie (Leucemie e morbi affini, in Studium, VII[1914], pp. 408-412, in collaborazione con P. Castellino; Contributo allo studio della patogenesi della leucemia granulocitica, in Atti della R. Acc. medico-chirurgica di Napoli, LXXIII [1919], pp. 85-100; Studi sulle emopatie, I. Sulla istogenesi della leucemia granulocitica, in Haematologica, II [1921], pp. 242-279; Sindromi istiocitarie (emoistioblastiche), ibid., IV [1923], pp. 385-393, in collaborazione con D. Reitano); sull'ipersplenismo (Splenomegalia primitiva follicolo-iperplastica. Splenectomia. Guarigione, in Boll. della Soc. medico-chirurgica di Pavia, XLVI [1932], pp. 327-342, in collaborazione con P. Introzzi); sul midollo osseo nelle anemie (L'attività respiratoria del midollo osseo nei soggetti normali e negli anemici, in Haematologica, XXXIII [1949], pp. 317-332, in collaborazione con A. Allegri); sul complemento (Ricerche sul complemento emolitico, in Lavori e riviste di chimica e microscopia clinica, I [1909-10], pp. 28-34, in collaborazione con G. Carpani; Sulmeccanismo d'azione del complemento, in Folia medica, I [1915], pp; 308-321, in collaboraz. con G. Di Guglielmo).
Le più interessanti conclusioni cui giunse con i suoi studi possono essere riassunte come segue. Per quanto riguarda la morfologia e la genesi delle cellule del sangue, oltre ai fondamentali contributi già descritti, dimostrò che le granulazioni basofile citoplasmatiche compaiono nella cellula staminale quando inizia la sua evoluzione in senso mielocitario; descrisse la differenza tra reazione granulo-filamentosa e granulazioni basofile degli eritrociti; accertò la derivazione del megaloblasto dall'emoistioblasto clasmocitoide; dimostrò che l'emopoiesi megaloblastica del periodo embrionale preepatico cessa completamente non appena inizia la funzione emopoietica del fegato. Circa la natura delle leucemie, interpretò tali forme morbose come malattie iperplastiche e sistematiche del reticoloendotelio. In relazione alla attività splenica, mise in evidenza i rapporti esistenti tra milza e midollo osseo dai quali dipende la possibilità che l'iperplasia splenica determini un'azione inibitrice, di blocco a carico della parte stromale emoistioblastica e di quella parenchimatosa del midollo.
Del F. si ricordano anche i trattati sulla morfologia e sulle malattie del sangue, che ebbero un grande successo: Morfologia del sangue normale e patologico, Milano 1912; Le emopatie, III, ibid. 1918-23, e in 2 ediz., ibid. 1933-35; Emopatie acute, Firenze 1940, e in 2 ediz., ibid. 1951, in collaborazione con A. Fieschi; Le malattie del sangue, in collaborazione con E. Storti, la cui prima edizione vide la luce dopo la morte del F., nel settembre del 1946, a Milano, e la seconda edizione, notevolmente anipliata, fu edita, sempre a Milano, in due volumi, nel 1958.Nel 1920 il F. aveva fondato, con G. Di Guglielmo, il periodico Haematologica.
Nel suo magistero pavese fu un autorevole caposcuola e formò una schiera di illustri medici, che divennero a loro volta clinici di grande valore. Si formarono nel suo istituto L. Villa, che fu poi direttore della clinica medica dell'università di Milano, e i cattedratici della scuola ematologica pavese, P. Introzzi, che gli succedette in cattedra a Pavia, E. Storti, diretto continuatore della sua opera, A. Fieschi. Fu ancora presidente della Società medico-chirurgica di Pavia dal 1927 al 1932 e della Società lombarda di medicina interna dal 1934 al 1936, membro del consiglio superiore di questa, del Consiglio nazionale delle ricerche e della commissione per la riforma universitaria.
La sua figura di maestro e di uomo e ricordata con devozione da L. Villa. Scrupoloso, attento, rigoroso nella ricerca scientifica, il F., con un atteggiamento insolito per un clinico, mostrava sovente nelle sue lezioni una scarsa propensione a indugiare sui detta i anamnestici e semeiologici dei casi presentati, preferendo giungere rapidamente alle conclusioni diagnostiche per discutere poi con maggiore approfondimento gli argomenti etiopatogenetici e anatomopatologici che ne scaturivano.
Il F. morì a Pavia il 9 marzo 1946.
Fonti e Bibl.: Necrologi, in Università degli studi di Pavia. Annuari per gli anni accad. 1944-1947, Pavia 1947, pp. 399-404;in Blood. The Journal of haematology, III (1948), pp. 205-208;R. Bernabeo, A. F. e la sua opera ematologica, in Minerva medica, LX (1947), pp. 2960 ss.; P. Introzzi, L'opera di A. F., in Gazz. degli ospedali e delle cliniche, XLVIII (1947), pp. 1-18;L. Villa, L'allievo ricorda due sommi maestri, in In tema di medicina e cultura, XIV (1982), pp. 54-57;, I. Fischer, Biograph. Lex. der hervorragenden Arzte ... [1880-1930], I, p. 399; Enc. Ital., XV, pp. 57 s., App. II, 1, p. 316. Per la comprensione della teoria del F. sull'emopoiesi e della successiva evoluzione delle conoscenze sulla genesi delle cellule ematiche fino ai nostri giorni è sufficiente consultare: A. Baserga-G. Zavagli, F. 's stem cells: an historical review on hemocytoblasts and hemohystioblasts, in Blood cells, VII (1981), pp. 537-546; Enc. medica ital., V, coll. 1151-1156 (voce Ematopoietico, sistema); A. Baserga-G. D. Grusovin, Sangue: organi emopoietici, in Encicl. del Novecento, VI, pp. 309-311. Notizie sugli studiosi che, direttamente o indirettamente, hanno esercitato la propria influenza sulla formazione scientifica del F. sono rintracciabili in Enc. Ital., ai rispettivi nomi; il significato e l'importanza dell'opera di A. Riva e L. Zoja per l'indirizzo della clinica medica italiana sono delineati in G. Cosmacini, Una dinastia di medici. La saga dei Cavacciuti-Moruzzi, Milano 1992, ad Indicem. Per l'avvicendamento alle varie cattedre universitarie del F., dei suoi maestri e dei suoi allievi, si veda Id., Medicina e sanità in Italia nel ventesimo secolo. Dalla 'spagnola' alla 2ªguerra mondiale, Roma-Bari 1989, ad Indicem.