ACTION FRANÇAISE
. La condanna vaticana del 1926 compromise gravemente l'efficienza del movimento dell'Action française (v. VIII, p. 527), togliendole l'appoggio di molti settori cattolici. Tuttavia col 1933 si assistette ad un notevole rafforzamento della lega, dovuto alla acuita campagna antiparlamentare di non pochi circoli conservatori e allo sfruttamento intensivo, da parte dei camelots du roi, dello scandalo Stawiski. L'aggressione contro Léon Blum durante i funerali di J. Bainville indusse il gabinetto Sarraut a sciogliere la lega (febbraio 1935). Restò però il giornale omonimo, che insieme col settimanale Je suis partout svolse negli anni successivi rumorose campagne a favore dell'impresa etiopica, dell'accordo di Monaco e contro la dichiarazione di guerra del 1939. Dopo l'armistizio, mentre Je suis partout, a Parigi, assumeva un atteggiamento dichiaratamente hitleriano, l'Action française si trasferì a Limoges e, con l'ottobre, a Lione, conducendo una campagna di netto sostegno della politica di Pétain. Con l'agosto 1944 l'Action française ha cessato di vivere; circolano ancora (1948) clandestinamente (e da fonte svizzera, sembra), degli scritti propagandistici ispirati ai suoi principî, ma una rinascita del movimento sembra priva di possibilità effettiva. Gli ultimi circoli monarchici che ancora restano e che del resto non sono stati sempre, né completamente, nell'orbita dell'Action française, tendono ad aderire al degaullismo dell'ultima maniera, inducendo per questo il conte di Parigi a sconfessarli e a sospendere la pubblicazione del settimanale ufficiale del legittimismo francese Ici France (novembre 1947).
Bibl.: H. Naumann, Charles Maurras und die Weltanschauung der Action Française, Lipsia 1935; E. Roussel, Les nuées maurrassiennes, Parigi 1936; G. Tefas, Les conceptions économiques des groupements d'A.F., Parigi 1939.