FORTI, Achille
Nacque a Verona il 28 nov. 1878 da Arrigo e da Giulietta Forti; compì gli studi classici nella città natale. Iscrittosi alla facoltà di scienze naturali dell'università di Padova, conseguì la laurea con lode nel 1900, avendo condotto a termine, già come studente, ben 14 lavori originali nel campo della botanica e in particolare avendo iniziato la ricca serie di pubblicazioni sulle Diatomee. Ebbe come maestri P.A. Saccardo e G.B. De Toni, con il quale condusse e pubblicò ricerche importanti in campo algologico e storico botanico. Dotato di larghissimo censo, ebbe la possibilità di organizzare nel suo storico palazzo veronese (palazzo Emilei poi Forti) un laboratorio modernamente attrezzato, con una ricca biblioteca e, inoltre, di fare molti viaggi all'estero per indagini scientifiche, per raccolte e per incontri con altri validi studiosi di algologia. Fu nei Balcani, in Marocco, Algeria, Spagna, Anatolia e nel Nordeuropa fino alla Norvegia.
Conseguita nel 1916 la libera docenza, tenne alcuni corsi presso l'università di Padova. Divenne socio di importanti accademie, come l'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, sugli Atti del quale comparvero numerose sue memorie, e l'Accademia delle scienze di Torino. Ottenne, insieme con A. Trotter, la medaglia d'onore della Società geografica italiana per una riuscita mostra di fotografie del paesaggio meridionale italiano, la medaglia d'oro dalla Società dei XL e, con G.B. De Toni, ebbe il premio Desmazière dell'Accademia delle scienze di Parigi.
Partecipò all'amministrazione del Comune di Verona come consigliere e membro della commissione di vigilanza della Civica Biblioteca e del Museo di storia naturale. Celibe, dedicò tutti i suoi interessi allo studio e fu mecenate generoso. Lasciò erede universale il Comune di Verona, destinando il suo grandioso palazzo alla Galleria di arte moderna e un adeguato finanziamento per il ripristino del palazzo del Mercato vecchio. Alcune proprietà terriere site nei dintorni di Mantova e Verona furono lasciate a favore di poveri ammalati di tubercolosi; all'orto botanico di Padova andarono la copiosissima raccolta di alghe, forse la più completa allora in Italia, e la biblioteca.
Già benemerito per aver istituito nel 1907 un premio triennale per lavori riguardanti la botanica e la zoologia intitolato al padre Arrigo, volle aggiungerne uno analogo, intitolato a Giulietta Forti, in occasione dell'80º compleanno della madre. Promosse presso l'Istituto veneto la pubblicazione del Codice-erbario Michiel, conservato presso la Biblioteca nazionale Marciana di Venezia, finallora rimasto inedito. La pubblicazione fu affidata per la trascrizione e il commento a E. De Toni; per lo stesso istituto acquistò un prezioso codice cinquecentesco miniato con figure di pesci.
Morì a Verona l'11 febbr. 1937.
Fin da studente il F. rivolse alle Alghe il suo interesse, a suscitare il quale certo non furono estranei la vicinanza e l'insegnamento di G.B. De Toni, che si concretò secondo due linee di ricerca: l'una portava all'esame di tutta la florula algale presente in particolari ambienti biologici, l'altra riguardava un gruppo non ancora molto esplorato di Alghe, le Diatomee. Infine, nell'opera del F. si può riconoscere un terzo gruppo di argomenti coltivati soprattutto nella seconda parte della vita, quando sopravvennero disturbi di salute che gli impedirono il lavoro di osservazione diretta: si tratta di note di storia della botanica, di biografie e anche di brevi pubblicazioni di argomento artistico o letterario.
Nel 1883 A.W. Eichler aveva proposto una sistemazione soddisfacente, e pertanto largamente accettata, del gruppo delle Alghe, dividendole in Cianoficee, Cloroficee, Feoficee e Rodoficee secondo il colore dei cromatofori, un carattere che si accompagnava a differenze biologiche, vegetative e riproduttive. Le Diatomee, prima catalogate in un quinto gruppo, furono poi, nel 1891, da lui stesso unite alle Feoficee. I botanici avevano ormai compreso, alla luce dei lavori di W. Hofmeister e K.W. Naegeli che, per poter acquisire le conoscenze necessarie a una sistemazione naturale delle Alghe, era necessaria un'osservazione completa dello sviluppo individuale.
G.B. De Toni aveva pubblicato nel 1889 la Sylloge Algarum…, alla quale il F. avrebbe dato un grande contributo con il quinto volume uscito 17 anni più tardi sulle Myxophicee (Myxophyceae, omnium hucusque cognitarum, Patavii 1907); una classe che annovera i più primordiali tra gli organismi viventi e che presentava grandi difficoltà per la determinazione delle famiglie e dei generi ancora poco noti o incerti. Insieme al maestro, il F. fu autore di molte note sulla popolazione vegetale di laghi italiani e stranieri.
Tra le memorie giovanili sono significative quella sulle Diatomee dell'antico corso plavense. Saggi neritici raccolti dal prof. Ettore De Toni, in La Nuova Notarisia, XX (1899), 2, pp. 51-85, rinvenute nella Valle di Fadalto, un tempo letto del fiume Piave, che lasciò, quali residui, quattro laghi separati da eminenze del terreno o da frane; e la memoria, in collaborazione con G.B. De Toni, Contributo alla conoscenza del plancton del lago Vetter (in Atti del R. Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, IX [1899-1900], pp. 538-561, 779-829). In ambedue l'autore adottò un metodo di ricerca che avrebbe poi mantenuto in tutta la sua successiva produzione di algologo: metodo globale, naturalistico, per il quale gli organismi sono esaminati tenendo conto delle condizioni ambientali in cui vivono. Nello studio del plancton del lago scandinavo il F. osservava l'adattamento delle forme al galleggiamento, siano esse allo stato solitario che coloniale; segnalava anche il necton ivi presente costituito da un complesso di organismi forniti di organi locomotori per lo spostamento nell'acqua. Fu questa la prima illustrazione del fitoplancton di quel lago, dotata di una enumerazione sistematica delle specie.
Gli studi per l'esame complessivo della florula di un certo ambiente algologico si volsero soprattutto ai laghi e ai corsi d'acqua del territorio veronese. La flora ficologica di questa regione del Veneto era stata illustrata prima da J.-F. Séguier nel 1745, con una enumerazione secondo vecchi nomi generici, poi da C. Pollini, che la comprese nella sua Flora, da A. Massalongo e infine da C. Massalongo. Le Diatomee del F. venivano a concludere l'illustrazione più ricca d'Italia in campo algologico.
Il F., accurato e metodico algologo nelle prime descrizioni delle florule dei laghi, diventò poi vero ambientalista, capace di cogliere tutte le relazioni intercorrenti tra fisiologia degli organismi, chimica delle acque, ripercussioni su organismi superiori, nei contributi posteriori come Interpretazione chimico fisica sulla natura dei saggi algologici dell'oasi di Giarabub (in Nuovo Giorn. botan. ital., n.s., XXXVII [1930], 2, p. 456); Osservazioni biologiche sopra alcuni laghi dell'Albania orientale (Città di Castello 1931); Nuove notizie sull'arrossamento delle acque avvenuto nel lago di Pergusa in settembre del 1932… (in Boll. di pesca, piscicoltura e idrobiol., IX [1933], pp. 998-1051), tanto che la limnologia italiana deve al F. un apporto fondamentale. L'opera più originale del F. fu quella diatomologica che per il metodo usato ebbe poi riflessi su tutta la ricerca algologica del tempo. Nel 1899 iniziò la pubblicazione di una serie di 14 memorie, come Contribuzioni diatomologiche, che terminò nel 1933, iniziando dalla descrizione di queste Alghe presenti nei laghi italiani e allargandosi poi fino a quella dei laghi portoghesi ed etiopici. Accompagnate e sostenute da un'accurata bibliografia, le contribuzioni elencavano le specie rinvenute, ne davano la diagnosi, ne annotavano la località di rinvenimento. In più l'autore, specialmente nel caso della flora lacustre, cercava di collegare le caratteristiche fisiche ambientali con il tipo di flora diatomologica tanto da poter concludere, concordemente con il maestro G.B. De Toni, che era possibile stabilire l'altezza d'un lago, la temperatura e la trasparenza delle sue acque determinando le specie presenti in esso. Ciò può essere di fondamentale importanza nella ricerca geologica e paleogeografica perché permette un sicuro giudizio delle caratteristiche dell'acqua in fondo alla quale si è costituito il deposito.
Il F. si impegnò infatti anche nello studio di forme fossili prima con Pyxilla Squinaboli nova species fossilis diatomacearum (in Atti della Soc. dei naturalisti di Modena, s. 4, X [1908], pp. 55 s.) che aveva rinvenuto nel calcare miocenico di depositi vicino a Marmorito (Alessandria) e a Bergonzano (Reggio Emilia); poi con Studi per una monografia del genere Pyxilla e dei generi affini (in La Nuova Notarisia, XXX [1909], pp. 19-36), in cui esponeva alcune sue idee sulla natura e sistematica del genere nel quale altri diatomologi avevano riservato specie che secondo il F. andavano separate in altri due generi, Pterotheca e Pseudopyxilla. Dava infine un sostanzioso apporto alla paleodiatomologia con un Primo elenco delle Diatomee fossili contenute nei calcari biancastri di Monte Gibbio (Sassuolo) (ibid., XXIII [1912], pp. 79-84), che contengono una flora del miocene tra le più ricche in Italia, ancora poco nota, mentre secondo il F. sarebbe potuta servire a determinare la conformazione geografica di quei luoghi se paragonata ad altre presenti nei depositi miocenici di alcune zone dell'Europa meridionale.
In Metodo di classificazione delle Bacillariee immobili fondato sull'affinità morfologica dei frustuli e in relazione con l'evoluzione delle auxospore (in Boll. della Soc. botanica italiana, LXXI [1911-12], 2, pp. 677-731) il F. propose un metodo importante di classificazione delle Diatomee immobili a simmetria raggiata fondato sull'affinità dei frustoli (i gusci silicei) e sulle modalità del processo di auxosporulazione. Nelle Diatomee immobili, questo si riduce a un semplice ringiovanimento mentre in quelle mobili, di forma allungata, la auxospora ha sempre origine da una copula, come aveva dimostrato C. Merežkowskij. Osservando il complesso dei caratteri presenti nelle famiglie di Diatomee immobili il F. riusciva a disegnare un quadro generale delle affinità di alcuni gruppi e quindi a ricostruire le probabili genealogie; poteva così raccogliere i generi nelle famiglie in base agli alberi genealogici, secondo un criterio che apparve senz'altro più naturale di quelli prima utilizzati e fondati completamente sulle forme dei frustoli e dei cromatofori.
Alla storia della botanica il F. contribuì soprattutto con precise ed esaurienti biografie di naturalisti veronesi o legati dai loro studi a quella regione. Oltre a quelli citati nel testo si elencano qui gli scritti più importanti: Contribuzioni diatomologiche, in Atti dell'Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, LVII (1899), pp. 439-478; LIX (1900), pp. 441-470; LX, pp. 775-793; LXII (1903), pp. 285-321; LXXI (1912), pp. 677-731; LXXII (1913), pp. 1535-1663; XCII (1933), pp. 1279-1282; Contributo alla conoscenza della florula veronese, in La Nuova Notarisia, IX (1898), 4, pp. 117-120; X (1899), 2, pp. 86-89; XI (1900), pp. 29-33; XIII (1902), 2, pp. 49-68; 3, pp. 97-124; Alcuni appunti sulla composizione del plancton estivo dell'Estanque Grande nel parco Buen Retiro di Madrid, in Atti della Soc. dei natural. e matematici di Modena, s. 4, VIII (1906), pp. 120-126; Alcune osservazioni sul "mare sporco" ed in particolare sul fenomeno avvenuto nel 1905, in Nuovo Giorn. bot. ital., s. 5, XIII (1906), pp. 357-408; Primi studi per una esplorazione limnologica dell'Oriente, in La Nuova Notarisia, XXIV (1913), 1, pp. 23-36; Origine e svolgimento dei primi studi biologici sul mare in Italia, in Atti dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, LXXXI (1922), pp. 79-167; Il ponte di Veja. Schema di una descrizione geognostica storica ed artistica, in Atti e mem. dell'Accad. di Verona, s. 4, XXV (1932), pp. 35-145; Abramo Massalongo, Siena 1924; L'erbario di G.B. Biadego al Museo di scienze naturali a Verona, Forlì 1926; Enc. Italiana, II, pp. 465-473, sub voce Alghe, e XII, pp. 753 s., sub voce Diatomee.
Fonti e Bibl.: Necr. in Atti dell'Ist. botan. dell'Univ. di Pavia, s. 4, X (1938), pp. III-XVI; in Atti dell'Ist. veneto di scienze, lettere e arti, XCVII (1937-38), pp. 11-35; in Nuovo Giorn. bot. ital., n.s., XLIV (1937), pp. 595-606; Comune di Verona, A. F. In memoriam, Verona 1937; V. Fainelli, La vasta opera scientifica di A. F. secondo le sue pubblicazioni fino al 1925, in L'Arena (Verona), 9 maggio 1926; A. Forti, Bibliografia. Supplemento 1925-1933, Verona 1937; A. Béguinot, Botanica, Milano 1938, pp. 224 ss.; G. Tripodi - S. Santisi, 100 anni di algologia in Italia, in 100 anni di ricerche botaniche in Italia, a cura di F. Pedrotti, Firenze 1988, pp. 357 s.